Cristo Re, la fine dell’anno liturgico
Nell’ultima domenica di novembre si festeggia Cristo Re dell’Universo, che viene visto come il Signore della storia e del tempo, come fine dell’anno liturgico e punto d’inizio dell’Avvento per la chiesa cattolica.
Tutto ebbe inizio nel 1923, quando Pio XI ricevette una lettera, firmata da 340 cardinali, arcivescovi, vescovi e superiori generali dove si diceva che ”Per riparare gli oltraggi fatti a Gesù Cristo dall’ateismo ufficiale, la Santa Chiesa si degni stabilire una festa liturgica che, sotto un titolo da essa definito, proclami solennemente i sovrani diritti della persona regale di Gesù Cristo, che vive nell’Eucaristia e regna, col Suo Sacro Cuore, nella società”.
Il papa, come risposta, pubblicò l’Enciclica Quas primas dell’11 dicembre 1925, che proclamava ufficialmente la festa di Cristo Re.
Non tutti sanno però, proprio a causa della festa di Cristo Re, in Messico sotto il pontificato di Papa Ratti si scatenò una feroce persecuzione contro i cattolici, dove morirono 85.000 persone e il numero di sacerdoti in Messico passò da circa 4.500 prima del 1926 a 334 nel 1934.
Tutto iniziò nel 1917, quando fu promulgata in Messico una nuova Costituzione, ispirata a principi anticlericali, alla quale si rifece la presidenza di Don Plutarco Elìas Calles, che scatenò una persecuzione ai danni della Chiesa, conosciuta come Movimento dei Cristeros, detta anche guerra Cristera o Cristiada.
Infatti il nome Cristeros, contrazione di Cristos Reyes, fu dato spregiativamente dalle autorità governative ai ribelli dal loro grido di battaglia: “Viva Cristo Rey!”.
Dal 1926, sotto la presidenza di Don Plutarco Elìas Calles, la persecuzione fu ancor più violenta con l’espulsione dei sacerdoti stranieri, la chiusura delle scuole private e di alcune opere benefiche.
La persecuzione contro i messicani cattolici vide episodi davvero drammatici, con fedeli, sacerdoti, parroci di villaggi, seminaristi, monaci barbaramente uccisi, mentre ai sacerdoti rimasti in vita erano tagliate le braccia, per impedire che potessero celebrare la Santa Messa.
Uno di loro fu padre David Uribe Velasco (1889-1927), sacerdote molto amato e stimato dai messicani, al punto che il generale governativo Castrejon propose ai parrocchiani di riscattare il sacerdote consegnando tremila pesos.
I soldi furono raccolti, ma invano, infatti per il prete si pretendeva un pubblico atto di apostasia e di adesione alla chiesa messicana.
David Uribe rifiutò e fu sottoposto a lunghe torture, tra le quali il supplizio della graticola, per poi morire la Domenica delle Palme del 1927.
Il coraggioso sacerdote fu uno del 25 martiri messicani canonizzati il 21 maggio 2000 da Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro.
Inoltre altri 14 vittime di questa persecuzione sono state beatificate tra il 1988 ed il 2005 nel corso di tre cerimonie e per altri 7 Servi di Dio è in corso il processo per il riconoscimento del loro martirio.