Sant’Antonio: qualche tradizione oltre il falò
Sant’Antonio abate, vissuto nel III secolo d.C., era un eremita egiziano, noto per essere il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati, oggi festeggiato il 17 gennaio di ogni anno con una festa che porta il suo nome, da Nord a Sud, con le benedizioni degli animali domestici, i falò che si accendono, frittelle e vin brulé.
Il fuoco, infatti, è uno dei simboli legati alla figura di Sant’Antonio, tanto che alcune patologie caratterizzate da esantemi cutanei viene dato ancora oggi il nome di Fuoco di Sant’Antonio.
Una delle più note è la festa delle Battuglie di Pastellessa che si tiene ogni anno a Macerata Campania, in provincia di Caserta, il 17 gennaio, dove viene fatta rivivere un’antica tradizione, in cui botti, tini e falci sono utilizzati come veri e propri strumenti musicali per produrre la caratteristica sonorità meceratese, denominata appunto Pastellessa (o Pastellesse),
Il nome Pastellessa, deriva da una specialità tipica della cucina locale, la pasta con le castagne secche, che viene preparata in occasione della festività di Sant’Antonio Abate.
Mentre a Collelongo, in provincia dell’Aquila, i festeggiamenti iniziano la sera del 16 gennaio, con l’accensione dei due torcioni, torce di legno di quercia alte oltre 5 metri che arderanno tutta la notte, e in contemporanea in alcune case del paese, decorate per l’occasione con arance e icone del santo, viene posta sul fuoco per la cottura, un’enorme pentola dove è messo a bollire un assaggio del mais raccolto durante l’anno.
La sera in ogni famiglia del paese si mangia la pizza roscia, preparata con farina bianca e rossa, che deriva dalla macinazione del mais o granturco, impastato con acqua salata e bollente, con un cucchiaio di legno, poi, quando è diventata solida, si cuoce sui mattoni refrattari del camino e sopra viene posto un grande coperchio e il tutto viene ricoperto dalle braci, per avere una cottura uniforme su tutti i lati.
Terminata la cottura questa pizza è servita con carni di maiale, come salsiccia, pancetta, costatine di maiale, broccoletti e cavolo ripassato in padella.
Inoltre, in Abruzzo e nella provincia di Teramo, sempre per festeggiare Sant’Antonio Abate vengono preparati i tradizionali Cillitte di Sand’Andonie (Gli uccelletti di Sant’Antonio), che sono offerti ai sandandonijre che girano di casa in casa intonando canti di questua, dove sono rievocati episodi leggendari della vita del Santo e delle sue battaglie con il demonio ed è implorata la sua protezione sulla famiglia nonché sui suoi beni e i suoi animali.
I canti terminano con la richiesta dell’offerta rituale di salsicce lunghe come catene e pizze ripiene in quantità, che la padrona di casa generosamente elargisce ai sandandonijre.
In Sardegna tradizionalmente il Carnevale inizia con la festa dei fuochi di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, e si conclude il mercoledì delle Ceneri, il tutto accompagnato dalla distribuzione di fave con lardo, frittelle (zippulas) e abbondante vino.