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Raccontare la Pasqua: la palma

  • Paola Montonati

palme intrecciate caliceUna delle specie vegetali più antiche al mondo, risalente all’era del Cretaceo e a quella del Giurassico, la palma, insieme all’ulivo, è uno dei simboli della Settimana Santa, parte della domenica che precede la Pasqua.

Ma la palma da sempre è parte di quell’universo di simbologie che mette in connessione l’uomo con i misteri della vita.

Nella mitologia greca la palma è una pianta solare, è sacra ad Apollo, infatti si racconta che Latona, giunta a Delo, partorì il dio appoggiandosi ai tronchi di due palme e nella storia della fondazione di Roma, la palma è legata al sogno di Rea Silvia che vide due palme di smisurata grandezza, simbolo di Romolo e Remo.

L’iconografia raffigura Eros e Antero, suo fratello, mentre si scambiano un ramo di palma, e la dea della vittoria, Nike, è raffigurata con una palma e una corona di alloro sulle medaglie olimpiche.

Dai sacerdoti la palma era vista come manifestazione del divino, infatti nei misteri della dea Iside, il capo dei neofiti era circondato da palme bianche, come i raggi scintillanti del sole e per la tradizione egizia ci sono vari bassorilievi raffiguranti il dio Thot intento a contare gli anni sulle foglie di palma.

Per la sua capacità di erigersi verso il cielo, la palma era un elemento di collegamento tra il terreno e il divino, ma era anche il simbolo dell’unione di maschile e femminile.

Nella palma i simboli di Sole, Luna e Fuoco sono strettamente connessi, infatti i raggi ricordano la stella del giorno, le foglie il ciclo lunare, il fuoco in relazione al mitico uccello che risorge dalle sue ceneri, poiché dopo un incendio è la prima pianta a essere in grado di rivegetare.

Per la magia, la palma è associata a incantesimi purificatori e divinatori, effettuati tramite il fuoco, infatti in Sicilia c’era l’usanza di scacciare le streghe tagliando con forbici d’acciaio tre foglie di palma e recitando la formula di scongiuro “Chista palma siantu tagghiari, e la tagghiu ‘ncampu e ‘nvia, cu voli mali a la casa mia”.

Nel calendario liturgico la Domenica delle Palme ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, quando fu accolto dalla folla che agitava rami di palma, come simbolo di regalità, di trionfo e di pace.

La più antica testimonianza sulla commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme risale al 400 D. c, per una cerimonia ricca di processioni e benedizioni, dove i fedeli sono chiamati a riunirsi in un luogo lontano dalla chiesa, poi il sacerdote procede alla benedizione dei rami di palma che, dopo la lettura di un brano evangelico, gli saranno consegnati e segue la processione fino alla chiesa.

Terminata la Messa, i rametti benedetti sono portati a casa dai fedeli, che li conservano fino all’anno successivo.

In molte regioni d’Italia, l’usanza della festa vede ogni capofamiglia usare questi rametti per benedire la tavola imbandita il giorno della Pasqua, oltre ad intrecciare piccole e grandi confezioni con le parti tenere delle grandi foglie di palma, poi regalate o scambiate in segno di pace.

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