Quando Torquato Tasso arrivò a Pavia
Lo studioso pavese Pietro Moiraghi, alla fine dell’Ottocento, in un saggio che fu pubblicato dalla tipografia del Corriere Ticinese, diede un bel ritratto del clima sociale e culturale della Pavia del XVI secolo.
All’inizio del saggio si racconta che “Alle onoranze, che d'ogni parte d'Italia si tributano a Torquato Tasso, nel terzo centenario di sua morte, avvenuta in Roma il 25 Aprile 1595; Pavia ha il diritto ed il dovere di associarsi”.
Infatti nel 1566 il ventiduenne Torquato Tasso, allora in giro per l’Italia, arrivò in una Pavia che ormai era sotto il dominio spagnolo, ma ricca di artisti, scrittori e poeti.
Nel suo saggio Moiraghi dice che “Chi attrasse Torquato sulle rive del Ticino?... Una rapsodia di fatti e notizie sulla vita sociale e culturale della Pavia di quel tempo. Della Pavia dove la vita degli studenti pure passava tra le feste chiassose, le risse, i pugnali, i colpi di spada, e i fatti di sangue... Ma la Pavia dove nel contempo gli studi avevano nobilissime tradizioni, e l'Ateneo era anche allora frequentatissimo... con studenti attratti dal nome di maestri eminenti, che v’insegnavano con plauso, tenendo alto il prestigio dell'antichissima fama”.
In quel periodo le guerre, gli assedi e i saccheggi avevano lasciato Pavia in una situazione molto difficile, anche se la nobiltà pavese era tra le più rinomate d'Italia.
Nel 1562 a Pavia venne fondata l'Accademia degli Affidati, di cui fecero parte i primi letterati d'Italia, come Filippo Binaschi, che abitava in via Pietro Azzario, a pochi passi dalla sede dell'Accademia, che era nella via Teodolinda, oltre ad ospitare nella sua casa lo stesso Tasso, durante una delle sue visite all’Accademia.
Nato l'11 marzo 1544 a Sorrento, Torquato Tasso era il primogenito di una nobile famiglia, il padre Bernardo, anche lui poeta, era un discendete della famiglia dei Della Torre mentre la madre, Porzia De Rossi, era di una buona famiglia di Sorrento.
Le doti di Bernardo erano passate a Torquato, che a diciotto anni scrisse il poema Rinaldo, dedicato al cardinale Luigi D'Este.
Dagli otto ai dieci anni il poeta attraversò un periodo difficile, tra l'esilio del padre, le persecuzioni politiche, la cupidigia dei parenti e l'allontanamento della madre, che non rivide mai più.
Torquato studiò a Napoli e Roma e in quello che fu il periodo più felice della sua vita, compose il suo capolavoro, la Gerusalemme liberata.
Nella seconda metà del 1574 il poeta venne colpito da una violenta febbre e dal 1575 fece numerose azioni legate alla sua ossessione di essere perseguitato, una situazione che lo relegò nella solitudine più estrema e vicina alla follia, tanto che il duca Alfonso lo fece rinchiudere nell'ospedale di Sant’Anna, dove rimase per sette anni.
Negli ultimi anni Torquato vagò di corte in corte, per poi nel 1577 tornare vestito da pastore a Sorrento presso la sorella Cornelia.
Alla fine del suo lungo viaggio, in cui non aveva mai smesso di comporre, il poeta arrivò a Roma su invito del Papa, che voleva che si recasse al Campidoglio per ricevere l'alloro, ma il Tasso morì il 25 aprile 1595, alla vigilia dell'incoronazione che avvenne postuma.