Paolo Frascada Belfiore, da Vigevano alla spedizione del Mille
La spedizione dei Mille è uno degli eventi chiave del Risorgimento italiano, partita da Quarto, nel Regno di Sardegna, tra il 5 e 6 maggio 1860, diretta verso la Sicilia, in cui governavano i Borboni.
La spedizione, guidata dal generale Giuseppe Garibaldi, seguito nella sua impresa da altri mille uomini, prevedeva l'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna, sconfiggendo il nemico, ovvero la famiglia dei Borboni che governava da secoli nell'area.
I mille di Garibaldi sbarcarono nella città di Marsala l’11 maggio e il loro obiettivo principale era quello di conquistare tutto il Regno delle due Sicilie, approfittando delle insurrezioni scoppiate a livello locale tra il popolo.
Dopo varie battaglie, Garibaldi e i suoi uomini ebbero la meglio sul regno borbonico e i territori del regno delle Due Sicilie furono inglobati nel Regno di Sardegna.
L'impresa di Garibaldi fu accolta con grande partecipazione popolare e la spedizione garibaldina oggi è considerata come uno degli eventi più importanti della storia unitaria italiana.
Tra quei coraggiosi c’era un ragazzo che arrivava da Vigevano, desideroso di dare il suo contributo alla missione.
Paolo Frascada Belfiore, di genitori ignoti, nacque a Mortara e venne esposto nello stesso giorno nel brefotrofio di Vigevano.
Al cognome ricevuto alla nascita si aggiunse quello della famiglia adottiva, infatti, ancora neonato, fu affidato ad Antonio Frascada e venne allevato a Ottobiano.
In casa Frascada, Paolo fece vari mestieri come lo stalliere o il garzone di mercato.
Nel 1860 incontrò a San Giorgio di Lomellina gli studenti in partenza per Quarto con i fratelli Cairoli, mentre marciavano cantando.
Paolo, con una carriola piena di asparagi, era diretto al mercato di Pavia, ma lasciò tutto e decise di seguirli in Sicilia.
A Talamone venne assegnato alla VII compagnia con i suoi compagni, nella battaglia di Calatafimi rimase ferito e fu creduto morto per due giorni, solo al terzo un ufficiale addetto alle sepolture lo toccò, capì che era ancora vivo e lo soccorse.
Una ferita all’angolo dell’occhio sinistro prodotta da arma da fuoco fu la più grave per Paolo. che fu ricoverato all’ospedale di Alcamo e guarì quasi per miracolo.
A luglio ebbe i gradi di sergente e continuò la campagna, al termine della quale fu trasferito alla Real Casa Invalidi di Sorrento poi in quella di Asti, ebbe la medaglia commemorativa e la pensione dei Mille e la medaglia d’argento al valor militare.
Dopo il congedo si stabilì a Garlasco, in provincia di Pavia, si sposò e si cimentò nel commercio di legname senza molta fortuna.
Morì il 27 marzo 1885.