Le leggendarie ginnaste pavesi
Una storia davvero d’altri tempi, quando lo sport, non condizionato e forse anche falsato, da interessi economici, era l’espressione dell’amore per lo sport, dello spirito di sacrificio e del talento.
Era il 1928 e in tutto il mondo si aspettavano con ansia gli inizi di luglio, quando ad Amsterdam si sarebbero tenuti i giochi olimpici, ai quali avrebbero partecipato per la prima volta le donne.
Anche a Pavia c’era grande fermento per questo evento e proprio allora il professore di educazione fisica Gino Grevi, padre del noto giurista Vittorio, ebbe un’idea, quella di portare una squadra di ginnaste, specializzate nel gioco di squadra, composte dalle migliori atlete delle scuole pavesi dove allenava.
Il progetto venne approvato all’unanimità dalla cittadinanza del capoluogo lombardo e il professor Grevi si mise subito a cercare le ragazze che avrebbero viaggiato verso il paese del tulipani.
In poco tempo si compose una piccola, ma agguerrita, squadra di undici atlete, tutte tra i 12 e 17 anni, che dopo essersi duramente allenate tra Piazza Castello e la palestra di Via Porta, furono chiamate per le qualificazioni di Pallanza.
La più giovane era Gina Giavotti, una undicenne soprannominata Popolo in quanto abitava in uno del quartieri più periferici di Pavia, mentre la caposquadra era la dodicenne Carla Marangoni, proveniente dal Borgo Ticino.
Superate brillantemente le qualificazioni, le ragazze il 4 luglio partirono per la città olandese cariche di entusiasmo.
Dopo un lungo viaggio, in cui vennero costrette a dormire in una cabina con pugili e schermidori, il piccolo gruppo arrivò ad Amsterdam, accompagnato dal professore Grevi e dalla portinaia della palestra, detta da tutti “mamma” Maria.
Fu cosi che, al loro primo giorno di gara, le ginnaste pavesi, con una divisa azzurra e un nastro tra i capelli tagliati a caschetto, si presentarono con la speranza di ottenere un buon piazzamento nella ginnastica femminile a squadre.
In un silenzio irreale, le ragazze inizialmente ebbero un terzo posto nella classifica provvisoria, dopo le fortissime olandesi e le britanniche.
Ma il momento più bello doveva ancora arrivare; infatti, grazie ad una geniale idea del professor Grevi, una complessa combinazione di spalliera, piani inclinati e tavoli ginnici, le piccole pavesi vinsero la medaglia d’argento nella ginnastica a squadre, superate solo dalle olandesi.
Per le ragazze fu un momento magico; infatti vennero da più parti lodate per la loro bravura, anche dalla regina d’Olanda e dal duce in persona.
Purtroppo un tragico destino aspettava una di loro, la quindicenne Bianca Ambrosetti, che era stata la riserva della squadra, mori per tubercolosi nel 1929.
Tornate a Pavia gran parte delle atlete di quella grande squadra prese la decisione di ritirarsi per concentrarsi sugli studi, tranne Carla Marangoni, che continuò a gareggiare fino ai vent’anni.
Ancora oggi la Marangoni, unica supersite delle ginnaste pavesi, continua a ricordare con affetto quei giorni gloriosi del 1928.