La tragedia dei fratelli Busotti
Una storia di una famiglia pavese nel dramma della prima guerra mondiale.
“Erano gli zii di mia moglie. Cercando tra le carte abbiamo trovato le loro foto e delle lettere” Cosi Pierluigi Marchesotti ricorda con commozione le figure dei fratelli Domenico e Cesare Busotti, che come molti altri pavesi, caddero sul fronte della prima guerra mondiale, ma di cui il ricordo, oltre alla lapide di Strada Nuova e alla cappella della famiglia Busotti al cimitero monumentale, rimane affidato a una serie di lettere che oggi sono state ritrovate tra le carte della famiglia Marchesotti - Busotti.
Il primo dei due fratelli a morire fu Cesare, che era stato da poco nominato bersagliere quando fu arruolato per combattere nella guerra in Libia del 1912 – 13, in un deserto torrido di giorno e gelato di notte.
“Cari genitori vi fo sapere” dice ai genitori, nell’italiano faticoso delle sue lettere “che siamo come bestie pechè non si vede nemmeno un’abitazione e dormire si dorme per terra come cani e di manciare pochissimo” e ancora “Alla mattina alle cincue e mezzo a svelia e fino alle dieci semore di corsa e il passo bisiogna farlo al volo”.
In una situazione sempre precaria, dove il fronte inglese non poteva aiutare gli italiani perché impegnato a sedare una rivolta in Turchia e gli arabi avevano il sostegno dei turchi, il brigadiere Busotti venne incaricato il 24 marzo del 1915 di partecipare all’ultima offensiva contro il nemico come racconta nella sua ultima lettera ai genitori.
“Cari genitori vi fo sapere che cuanto la mia salute sto bene così soerando voialtri tuti in famiglia, vi fo sapere che le vostre letere li o sempre ricevute o ricevuta cuella del 19 marzo. Cari genitori vi fo sapere che il vito basta e adesso partiamo e seguiremo una marcia di due mesi o uno non si sa il tempo e guardate che in mezzo il diserto non si può scrivere dunque non pensare se non riceverete le mie notizie e non scrivere più fino che vi do notizie io e non pensare che siamo una bela compagnia tra bianchi e neri siamo 7 o 8 mila. Lasio di salutarvi caramente tuti in famiglia. Mille baci e un bacio alla Maria. Ciau”.
Di Cesare Busotti non si seppe più nulla, anche se s’ipotizza che sia morto nell’ultima ritirata italiana verso i confini della Libia.
Ma la famiglia Busotti non cessò di pagare il suo tributo di sangue per la liberazione dell’Italia dal nemico; infatti, nel 1916 fu il fratello maggiore Domenico, anche lui bersagliere, a partire per il fronte del Carso, dove venne colpito dalle conseguenze dei gas chimici che furono usati dagli Austriaci dopo la battaglia di Caporetto.
Nel 1920 Domenico Busotti morì nella sua casa di Pavia a soli 22 anni, mentre il terzo fratello della famiglia decise anni dopo di non partecipare alla seconda guerra mondiale.