La Distilleria Groppi, da Cilavegna al mondo
Una storia scoperta quasi per caso, passeggiando in un giorno di festa a Cilavegna.
La ricca raccolta del collezionista Alessandro Lodigiani, dedicata a un gran numero di gadget, bottiglie, pubblicità ed fotografie che raccontano la storia della leggendaria Distilleria Groppi inconfondibile, grazie al simpatico cammello che fu il suo simbolo per generazioni, che proprio in Lomellina negli anni Venti cominciò il suo lungo cammino, che la vide persino diventare ospite della storica Fiera Campionaria di Milano negli anni del Boom in Italia….
La famiglia Groppi era di Garlasco, arrivò a Cilavegna nel 1876, dove, nella centralissima Piazza Borghetto, aprì una piccola ma molto ben tenuta, drogheria.
Nel 1907 quattro dei nove figli dei coniugi Groppi, Mario, Francesco, Luigi ed Emilio, in un negozietto di Via Roma avviarono un commercio di coloniali.
Se gli altri fratelli maneggiavano la sostanze chimiche per la lavorazione della soda e candeggina. Mario si dedicava ad una serie di esperimenti per produrre quel tipo di liquore che sarebbe diventato fondamentale per la sua fortuna, noto come il Millefiori, ma con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale rimase assente da Cilavegna per alcuni anni.
Al ritorno dal fronte, Mario sposò Margherita Guida e nello scantinato del suo laboratorio costruito in Via Roma riprese i tentativi di produrre il liquore perfetto.
Se Margherita preparava e imbottigliava marsala all'uovo ed altre bevande, Mario era specializzato nella consegna dei prodotti con un camioncino, che fu uno dei primi per le strade di Cilavegna.
La formula e gli ingredienti del liquore rimasero segreti ma si sa qual era il procedimento di lavorazione, infatti Mario Groppi aggiungeva all'acqua bollente le sostanze della ricetta, oltre ad alcool e zucchero in una quantità sufficiente per saturare la soluzione.
Il composto ottenuto era poi imbottigliato in bottiglie dal collo affusolato dove era immerso, per tutta la loro lunghezza, un ramoscello di saggina sterilizzato, infine si lasciava riposare questa crema per qualche giorno.
Cosi la miscela, raffreddandosi, permetteva a parte dello zucchero di depositarsi sul fondo e sul rametto di saggina, con un ricco giardinetto di fiorellini di zucchero cristallizzato nella bottiglia,
Il liquore fu una gustosa e aromatica crema che venne battezzata con il nome di Crema Millefiori Groppi e in origine si sarebbe dovuto chiamare solo Millefiori Groppi, ma una polemica con le distillerie Cucchi, che producevano un liquore simile, causò il cambio di nome.
Intanto nella distilleria vennero prodotti liquori come l'Amaro Balilla, il Filamar, la china Fra Martino e il famoso Groppi Soda, a cui, secondo la pubblicità dell'epoca, nemmeno un cammello poteva resistere, diventati poi conosciuti in tutta Italia ed esportati negli anni in Europa, Somalia, Australia e Venezuela.
Dopo un'improvvisa malattia di Mario, nel 1934 le redini dell'azienda furono prese da Margherita che, con grande abilità e molta saggezza, seppe amministrarla ed ampliarla, arrivando ad oltre 120 dipendenti.
L’intensa attività della ditta, con il sostegno del generi dei Groppi, rispettivamente Umberto Brunazzi nel settore amministrativo, Libero Dotto Villa nel settore tecnico e del figlio Tonino come ispettore, portò alla produzione giornaliera di 100.000 bottiglie di spuma e bibite dissetanti e 6.000 bottiglie di liquori.
Il governo premiò questa famiglia lomellina con l'onorificenza di commendatore a Mario Groppi nel 1948 e di cavaliere del lavoro a Margherita Groppi nel 1954.
Negli anni Cinquanta e Sessanta alla Fiera Campionaria di Milano la Groppi aveva lo stand più grosso e visitato del settore dei liquori, con fontane, giochi di luce e statue di cartapesta, mentre ditte come Ramazzotti o Campari servivano i loro prodotti su piccoli tavolini e persino su valige aperte e arredate come tavolini.
Tra i gagdet che l’azienda produsse negli anni Settanta c’erano alcuni davvero curiosi, come un orologio con il logo e un calendario perpetuo.
Intanto Tonino Groppi aprì un ristorante a Cilavegna in Piazza Borghetto, che proponeva, serviti con i prodotti della ditta, le più note pietanze della cucina pavese e lomellina.
La ditta Groppi produsse e brevettò 200 miscele di liquore e un centinaio di bibite, analcolici e aperitivi e conseguì numerosi premi e onorificenze fino a quando negli anni Settanta, schiacciata dalla concorrenza, dovette chiudere, ma non lasciarono debiti e anzi regalarono ai cilavegnesi tutti i prodotti che erano rimasti nei depositi della fabbrica.