L'arte è emozione: Filippo De Pisis Natura morta col martin pescatore
La Natura morta col martin pescatore è datata Ferrara 7-XII-1925 e venne dipinta quando De Pisis si trovava in Italia per preparare il suo trasferimento definitivo a Parigi.
Si tratta di un’opera che, con altre di quell’anno, segna i primi passi del pittore verso l’acquisizione di una lingua propria e, pur mancando della febbrile leggerezza e della libertà compositiva delle nature morte che avrebbe creato di lì a poco, rappresenta un progresso rispetto ai lavori dei precedenti anni romani.
Le tonalità cromatiche sono intense, la materia pittorica è piena e l’insieme, anche se è un po’ statico, risulta convincente.
Il tema pascoliano del sentimento della morte, reso struggente dalla vivacità del piumaggio dell’uccello, è stemperato dagli altri oggetti disposti con cura: un ventaglio, un bicchiere, un’arancia, un pacchetto di sigarette, oltre a una piccola marina notturna con un’atmosfera romantica sul resto della composizione.
L’autore
Luigi Filippo Tiburtelli, in arte Filippo De Pisis, nacque a Ferrara l’11 maggio 1896 e studiò sotto la guida di un precettore e attorno al 1904, cominciò a disegnare sotto la guida del professor Odoardo Domenichini, oltre ad interessarsi anche alla botanica, alla storia dell'arte e alla letteratura.
Chiamato a Venezia per la visita militare, eseguì qualche schizzo dei compagni di camerata e studiò Tiziano, Tintoretto e Tiepolo mentre copiava nei musei vari quadri antichi.
A Bologna, dove frequentava l'Università, fece amicizia col critico Giuseppe Raimondi, conobbe Giovanni Cavicchioli, Umberto Saba, Giuseppe Ravegnani, Marino Moretti e Alfredo Panzini e tenne rapporti epistolari con Giorgio De Chirico, il fratello Alberto Savinio, Tristan Tzara, Ardengo Soffici.
Nel 1920 si trasferì a Roma, dove si dedicò alla pittura, conobbe il movimento Valori Plastici e strinse rapporti di amicizia con il pittore Armando Spadini.
In questo periodo lavorò alla definizione di un proprio linguaggio figurativo, oltre ad elaborare le sue nature morte, accostando oggetti eterogenei tenuti insieme da una fattura leggera e sensuale, ricca del silenzio sospeso della Pittura Metafisica.
Ma è a Parigi, dove si trasferì nel 1925, che raggiunse la piena padronanza dei suoi mezzi, avviando uno dei più straordinari itinerari della pittura del Novecento, come nel caso delle nature morte marine, dove la lezione di Edouard Manet è visibile anche nell’uso della tavolozza, delle lacche rosse, affondate nella dolcezza delle terre gialle o bruciate, degli accordi sui complementari giallo-oro e blu di Prussia e l'infinita scala dei verdi accordata con i rossi.
Le sue opere, esposte in tutta Europa e accolte nelle più importanti gallerie e rassegne d'arte, ottennero massimo successo alla Biennale di Venezia del 1948 e a quella del 1954.
De Pisis mori a Milano nel 1956, ma gli ultimi dieci anni della sua vita vennero segnati da precarie condizioni di salute causate da suoi problemi nervosi.