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Ingiulin, il disertore pentito pavese

  • Paola Montonati

 

soldato disertore 1Nel 1915, quando l’Italia entrò nella prima guerra mondiale, molti cittadini di Pavia vennero chiamati alle armi, ma alcuni di loro, per evitare il rischio sicuro di una morte inutile, preferirono non presentarsi presso la caserma militare.

Tra di loro c’era un giovane, detto da tutti Ingiulin, alto, con i capelli scuri e con un ciuffo che ricadeva sulla fronte, noto a tutti per il suo carattere deciso, ma non cattivo, tanto che era molto stimato dagli abitanti del suo quartiere. Poco tempo dopo il ministero della Guerra promise che chi tra i disertori si fosse presentato spontaneamente alla caserma del suo paese avrebbe ottenuto la grazia, ma sarebbe stato inviato a combattere in prima linea.

Appressa la notizia Ingiulin, pentito della sua decisione, si recò subito presso il Distretto Militare di Pavia, da cui venne immediatamente mandato in prima linea sul fronte del Carso, dove il conflitto era sempre più feroce di giorno in giorno.

Ma il peggio per il giovane pavese doveva ancora venire, infatti durante una notte d’inverno particolarmente gelida venne incaricato di sorvegliare una polveriera. Per tutta la notte Ingiulin dovette tenere gambe e piedi nell’acqua gelida e questo gli causò una cancrena, per cui i medici furono costretti ad amputargli le gambe.

soldato disertore 2Devastato, il giovane fu costretto a tornare a Pavia e, ormai mutilato di guerra, andò a vivere presso alcuni parenti che stavano in un appartamento in via Milazzo, nelle vicinanze della cascina Bottarone.

Per anni Ingiulin chiese che gli venisse concessa una pensione di invalidità, ma a causa del suo passato, gli venne sempre negata, almeno fino al 1924, quando il re Vittorio Emanuele III arrivò in visita ufficiale a Pavia. Fu allora che il giovane borghigiano Bagarot decise di aiutare il suo amico ad ottenere la pensione che desiderava cosi tanto.

Dopo aver legato Ingiulin al suo carretto, Bagarot si mise la cinghia che serviva a trainare il carretto a tracolla e dopo un lungo viaggio arrivò nei pressi di Piazza Borromeo, dove il re stava tenendo un discorso.

Con grande difficoltà il coraggioso pavese riuscì a superare la guardie reali che proteggevano il sovrano e depositò Ingiulin proprio di fronte al re in persona. In preda alla commozione, Vittorio Emanuele III promise a Ingiulin che si sarebbe occupato personalmente della sua vicenda.Il giorno dopo a casa di Ingiulin arrivò un funzionario del ministero del Tesoro che gli annunciò il conferimento di una pensione di guerra di primo grado.

Grazie a quel dono inaspettato, Ingiulin si fece costruire delle gambe artificiali che gli permisero di vivere una vita serena tra la sua casa e le partite di carte nelle varie osterie pavesi, fino alla sua morte che avvenne in tarda età. 

 

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