Skip to main content

Il Pavese tra le due guerre: La semina del riso

  • Paola Montonati

semina risoCuore dell’agricoltura lomellina, il riso è una pianta che arriva dai paesi orientali con clima tropicale, per cui la sua coltivazione chiede una serie di particolari condizioni di temperatura ed umidità.

Le prime notizie sulla coltivazione del riso in Lomellina risalgono al XV secolo ma, anche se la particolare conformazione del terreno, ricco di acque superficiali e poco profonde, si è rivelata adatta alla coltivazione, la diffusione delle risaie è stata per secoli limitata.

Dal XIX secolo, grazie alla costruzione del canale Cavour, la coltivazione si è andata sempre più affermando ed oggi copre gran  parte del territorio coltivato con una produzione decisamente superiore al passato.

L'antico ciclo della coltivazione del riso, legato al trapianto del cereale in campi prima utilizzati per altre coltivazioni, con una continua rotazione, e la pulizia ad opera delle mondine, è ormai un ricordo.

Oggi della mondina è rimasta la devozione per il duro lavoro che svolgeva e per l'allegria che portava in quelle terre durante i quaranta giorni annuali dedicati al trapianto ed alla monda del riso, coltivazione che richiede una preparazione accurata dei terreni.

L’aratura del terreno dove seminare il riso, oggi effettuata con sofisticate apparecchiature che utilizzano raggi laser, negli anni Venti richiedeva parecchio tempo, un gruppo di uomini modellava gli argini delle risaie, e il fondo veniva spianato con un pesante piano di legno trainato dai buoi.

Nel mese di aprile, prima della semina, i terreni erano  allagati fino a 10/20 cm. per assicurare la protezione termica del chicco.

Da qualche decennio è stata introdotta una variante nella coltivazione risicola in modo da seminare e diserbare il riso direttamente sul terreno asciutto e, dopo un mese circa , viene allagata la risaia; per non dover pressare il terreno e di non usare subito l'acqua, permettendo un risparmio all'agricoltore.

Nell’acqua, le piantine del riso  crescono libere dalle erbe infestanti grazie a diserbanti ed erbicidi, fino a trasformarsi, a settembre, in una serie di steli con spighe ricche di chicchi dorati, poi le moderne mietitrebbia arrivano nelle risaie ormai asciutte e tagliano le piante, separando i chicchi dalla paglia.

Il prodotto, chiamato in questa fase risone, poi viene essiccato e solo allora può passare alle riserie per essere preparato al consumo alimentare.

Le qualità di riso che vengono coltivate nella Lomellina  sono, il selenio, l'indica e il balilla, che sono riso comune, il sant'Andrea, che è un riso semifino; il baldo, che è considerato un superfino, oltre al Riso Carnaroli.

Il Riso Carnaroli 

La storia del Carnaroli cominciò nel 1945 quando un risicoltore, il signor  De Vecchi, incrociò le varietà  Vialone e Lencino, due tra le cultivar all’epoca più diffuse, dando origine a questo pregevole riso.

Per lungo tempo la coltivazione del Carnaroli  è stata limitata alle zone con terreni paludosi, freddi e sorgivi, nelle quali la varietà ha le migliori prestazioni.

Negli anni ’80 l’Ente Nazionale Risi ha effettuato una riselezione della varietà recuperandone  le caratteristiche originali di un riso caratterizzato da cariossidi affusolate che occupa, con il Vialone nano, i livelli qualitativi più alti della produzione italiana e dopo l’Arborio è la varietà più consumata in Italia.

Il granello  del Carnaroli è uno dei più grandi tra quelli in coltivazione e possiede caratteristiche tali da farlo classificare nella categoria dei superfini e per questo  motivo è uno dei preferiti dalla cucina professionale, ideale per le preparazioni gastronomiche più impegnative, come i risotti più raffinati e le insalate di riso.

Pin It