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Il Pavese tra le due guerre: La Madonna di maggio

  • Paola Montonati

madonna maggioNel Pavese è molto sentita dai fedeli la devozione popolare del mese di maggio dedicato alla Madonna, con vari momenti di preghiera, dalle processioni ai pellegrinaggi nei Santuari alla recita del Rosario, da soli o in famiglia.

Un tempo nell’antica Grecia e Roma il mese di maggio era dedicato alle dee pagane collegate alla fertilità e alla primavera, Artemide e Flora che, con altri rituali europei che commemoravano la nuova stagione primaverile, ha portato molte culture a considerare maggio il mese dedicato alla vita e alla maternità.

Non è un caso che in molti Paesi ricorre proprio a maggio la festa della mamma che è una ricorrenza civile, non religiosa.

In Italia cade la seconda domenica del mese come in gran parte degli Stati europei, negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia e in numerosi altri Paesi, in Spagna la prima domenica, nei paesi balcanici l'8 marzo e in molti paesi arabi cade invece nel giorno dell'equinozio di primavera.

Nel XIII secolo Alfonso X detto il saggio, re di Castiglia e Leon, in Las Cantigas de Santa Maria celebrava Maria come “Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli ” e il beato domenicano Enrico Suso di Costanza mistico tedesco vissuto tra il 1295 e il 1366 nel Libretto dell’eterna sapienza disse “Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!”.

La Chiesa delle origini faceva una grande festa in onore della Beata Vergine Maria, celebrata il 15 maggio di ogni anno, ma solo nel XVIII secolo il mese di maggio è stato associato alla Vergine Maria per la precisione a Roma, dove padre Latomia del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, per contrastare l’infedeltà e l’immoralità diffuse tra gli studenti, fece alla fine del XVIII secolo il voto di dedicare il mese di maggio a Maria.

Da Roma la pratica si diffuse agli altri collegi gesuiti, e da lì a quasi ogni chiesa cattolica di rito latino, anche se c’era una tradizione precedente di dedicare un periodo di trenta giorni alla Vergine, chiamata Tricesimum.

Presto si diffusero nel mese di maggio varie devozioni private a Maria, come viene ricordato nella Raccolta, una serie di preghiere pubblicata a metà del XIX secolo che si dice scritte da  san Filippo Neri, che insegnò ai giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre, a cantare le sue lodi, a offrire atti di mortificazione in suo onore.

Nel 1677  il noviziato di Fiesole fondò una confraternita denominata Comunella, che festeggiava

il Calendimaggio, cioè il primo giorno del mese, e a breve si aggiunsero le domeniche e infine tutti gli altri giorni, dove si cantavano le litanie, e s’incoronavano di fiori le statue mariane. L’indicazione di maggio come mese di Maria è legata a un padre gesuita: Annibale Dionisi, nato a Verona nel 1679 e morto nel 1754 dopo una vita contrassegnata dalla pazienza, dalla povertà, dalla dolcezza.

Nel 1725 Dionisi pubblicò a Parma con lo pseudonimo di Mariano Partenio Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei, poi il gesuita padre Alfonso Muzzarelli nel 1785 pubblicò Il mese di Maria o sia di Maggio e di don Giuseppe Peligni.

Infine nel 1945 Pio XII consolidò maggio come mese mariano dopo aver stabilito la festa di Maria Regina il 31 maggio, che dopo il Concilio Vaticano II venne spostata al 22 agosto, mentre il 31 maggio si celebra la festa della Visitazione di Maria.

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