Il coraggio dei fratelli Cervi
Per il 25 aprile ricordiamo la storia di una famiglia che, nella Romagna del primo Novecento, lottò contro il fascismo fino alle estreme conseguenze.
Alcide Cervi con la moglie Genoveffa Cocconi allevò, nella Romagna degli anni Venti, nove figli, sette maschi e due femmine, ai valori della giustizia, della carità, del lavoro nei campi e della letture, leggendo classici come i Promessi Sposi o la Divina Commedia.
Papà Cervi con i figli studiò libri di agronomia allo scopo di migliorare il terreno e la produttività, anche a costo di grandi sacrifici.
Tutta la famiglia, con nuore e nipotini, si trasferì poi presso i Campi Rossi, che divenne in poco tempo un esempio da seguire in agricoltura.
Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando. Agostino, Ovidio ed Ettore, ormai cresciuti, si scontrarono con il fascismo, tanto che Aldo finì in carcere per qualche anno a Gaeta, per poi aprire una biblioteca a Campegine, poco distante da Gattatico, dove si trovavano i Campi Rossi, dove si tenevano i libri sovversivi e le riunioni clandestine con chi condivideva le sue idee.
Il 25 luglio 1943 cadde il governo fascista e la famiglia Cervi offrì pastasciutta a tutto il paese di Gattatico, tra cui i carabinieri e i soldati di stanza nel paese.
Ma con l’8 settembre i Campi Rossi divennero il quartier generale delle azioni partigiane nella zona, tra soldati alleati dispersi, ex prigionieri, disertori, mentre i fratelli collaboravano con i Gruppi di azione patriottica.
Il 25 novembre 1943, alle 6.30 del mattino, 150 camicie nere circondarono la casa dei Cervi e Alcide e i suoi sette figli furono arrestati e tradotti presso il carcere di San Tommaso.
Gelindo e Aldo si assunsero la responsabilità di essere partigiani per salvare il padre e gli altri fratelli, ma il tentativo fallì.
Nella notte del 28 dicembre i sette fratelli e Quarto Cimurri, loro compagno di battaglia, furono fucilati al Poligono di tiro di Reggio Emilia.
Il carcere di San Tommaso fu bombardato il 7 gennaio 1944 e Alcide, che era riuscito a fuggire, tornò a casa dove, assistito dalla moglie e dalle nuore, seppe cosa era successo ai figli, ma non si arrese con il sostegno degli undici nipoti.
Le attività partigiane della famiglia continuarono e a ottobre i fascisti devastarono i Campi Rossi, evento che condusse alla morte per crepacuore di Genoveffa Cocconi il 10 ottobre 1944.
L’8 maggio 1945 la Germania firmò la resa e nello stesso anno le spoglie dei sette fratelli Cervi ricevettero i funerali solenni a Reggio Emilia il 28 ottobre 1945, per poi essere sepolti accanto alla madre nel cimitero di Campegine.
Alcide Cervi, nel 1954, ormai ottantenne, raccontò le sue memorie in un libro, con l’aiuto di Renato Nicolai, I miei sette figli e morì a 95 anni, nel 1970.