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Grandi marchi, grandi aziende: Tè Ati

  • Paola Montonati

te ati pixaIl Tè Ati, amatissimo da grandi e piccoli, ricordato da molti per le coloratissime pubblicità degli anni Novanta, ha una storia bizzarra, che parte della nascita dell’Associazione Tabaccai Italiani del primo dopoguerra…

La nascita dell'assocazione tabaccai italiani 

L’associazione Tabaccai Italiani venne fondata il 21 marzo 1927, in seguito a una legge che stanziava 10 milioni di lire per costituire una società che si occupasse delle attività connesse alla produzione, lavorazione e commercio del tabacco, del sale e del chinino.

Inoltre la società era impegnata nell'esportazione dei prodotti italiani e nell'approvvigionamento delle materie prime sui mercati esteri impegnati nel settore del tabacco.

Le esportazioni dell’assocazione si diffusero ben presto in Argentina, Inghilterra, Belgio, Lussemburgo, Africa Occidentale e, tramite la Società anonima tabacchi italiani, produceva e vendeva tabacchi anche in Svizzera e Brasile.

In seguito alla crisi del 1929 il gruppo decise di diversificare le sue attività e per questo creò Aticarta, un’attività nella produzione di carta per sigarette e del loro imballaggio.

Quan­do Mus­so­li­ni ban­dì il caf­fè, favorendo la diffusione del tè, fu fondata l’As­so­cia­zio­ne Tea­ria Ita­lia­na, sempre gestita dalla Tabaccai Italiani, che ave­va il com­pi­to di smi­stare il tè importato e dal por­to di Ge­no­va in tut­ta Ita­lia.

Da questa semplice idea nacque il Tè Ati, venduto nelle versioni del tè nero e del tè della colazione.

Nel 1930, nei suoi terreni a Tigrinna in Libia, sulle alture del Gharian, il gruppo fondò una colonia italiana di 299 famiglie per un totale di 1794 persone per sperimentare la coltivazione di tabacchi orientali.

Il dopoguerra

Quando nel 1958 la crisi sul mercato estero spinse Ati a vendere Sati, il gruppo si attivò prevalentemente in due settori, la produzione di articoli cartari lavorati per l'industria di tabacchi e la produzione di tabacchi in foglia, oltre che nella lavorazione e nel commercio di sali, the, carta e imballaggi.

Tra gli anni Settanta e Ottanta ci furono le prime difficoltà nel gruppo, poiché il fenomeno del contrabbando e l'avvio delle campagne contro il fumo provocarono una riduzione della produzione di tabacco lavorato e gli stabilimenti iniziarono a essere affetti da sovrapproduzione, per gli standard tecnologici qualitativi inferiori a quelli europei.

L’associazione nel 1982 fu incaricata della commercializzazione di tutti i tipi di sale alimentare e industriale prodotti dai Monopoli di Stato e nel 1983, insieme a Italkali, fondò l’Azienda italiana Sali, attiva nella distribuzione dei sali ai depositi dei Monopoli di Stato, nella vendita di sale grezzo alle imprese per la sua raffinazione e nella vendita del sale già raffinato dai Monopoli alle aziende industriali.

Nel 1994 il gruppo fondò Atisale, oggi Sosalt, per commercializzare il sale proveniente dalle 4 Saline di Stato e due anni dopo possedeva 21 stabilimenti produttivi, ubicati a Lecce, Chiaravalle, Rovereto, Napoli, Lucca, Bari, Scafati, Bologna, Mesola, Verona, Firenze, Modena, Cagliari, Trieste, Catania, Milano, Palermo, Cava dei Tirreni, Torino, Adria e Venezia.

Con il 1997 il numero delle manifatture scese a 18, con la chiusura di Torino, Venezia ed Adria, e due anni dopo il gruppo entrò a far parte dell’Ente tabacchi italiani, chiudendo la sua lunga storia.

il destino del tè Ati 

Ma che fine aveva fatto il Tè Ati? Anni prima era stato ceduto alla Ernesto Piletti, che ne continua ancora oggi la vendita in tutta la penisola.

Dietro il Tè Nero Classico di Ati, la bevanda calda perfetta nelle sere invernali, da solo o con aggiunta di latte o di una fetta di limone, c’è così una storia che parte da un mondo molto diverso da quello che immaginiamo.

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