Giuseppe Novello tutto in una vignetta
Dalla penna pungente e ironica, amico e collega di grandi giornalisti e disegnatori del Novecento italiano, Giuseppe Novello per tutta la vita cercò di trovare il lato comico dell’esistenza, anche nei momenti più difficili.
Giuseppe nacque a Codogno il 7 luglio 1897 da Eugenio Novello, veneziano, e Antonietta Belloni, sorella del pittore Giorgio.
Dopo aver vissuto l’infanzia nella casa paterna, nel 1912, si trasferì a Milano per studiare presso il Regio Liceo Berchet, oltre a frequentare lo studio dello zio pittore, che ben presto ne riconobbe il talento.
Nonostante la sua propensione all’arte, Giuseppe venne convinto dal padre, direttore di banca, a iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza a Pavia, dove si laureò con una tesi sui diritti d’autore nelle arti figurative, non prima di aver combattuto nella Grande Guerra come alpino della 46° Compagnia del Battaglione Tirano di Silvio Rota.
Dal 1919 frequentò l’Accademia di Belle Arti di Brera, con maestro Ambrogio Alciati e compagni di studio Cristoforo De Amicis, Francesco De Rocchi, Umberto Montini e Contardo Barbieri e nel 1924 vinse il Concorso Fumagalli con Interno borghese.
Fin dal 1925 Novello lavorò a L’Alpino, il quindicinale dell’Associazione nazionale alpini, dove i suoi disegni umoristici, che riflettevano sugli aspetti della vita da soldato, comparivano con la sigla 46.
Nella redazione dell’Alpino l’umorista fece amicizia con Paolo Monelli, che gli propose di collaborare al suo volume di vignette e racconti La guerra è bella ma scomoda, edito da Treves nel 1929 e gli fece conoscere Orio Vergani, Mario Vellani Marchi, Riccardo Bacchelli, Ottavio Steffenini, Adolfo Franci, Luigi Bonelli, Gino Scarpa, Bernardino Palazzi, Anselmo Bucci ed Emilio Morelli.
Dal sodalizio fra Monelli e Novello nacquero un viaggio alla ricerca dei monumenti più brutti d’Italia nel 1932, il tour gastronomico di Il ghiottone errante nel 1934, poi edito un anno dopo da Treves, e un itinerario turistico nelle principali località di villeggiatura del Nord Italia nel 1936.
Negli anni Trenta Mondadori pubblicò le vignette di Novello in Il signore di buona famiglia (1934) e Che cosa dirà la gente (1937) che conobbero diverse ristampe.
Con la seconda guerra mondiale Novello prese parte campagna di Russia con il V Reggimento Alpini poi, rientrato in Italia nel marzo 1943, fu fatto prigioniero a Fortezza il 9 settembre e trasferito nel campo d’internamento per ufficiali italiani a Czestochowa, in Polonia, poi arrivò a Benjaminovo e quindi nei Lager tedeschi di San Bostel e Wietzendorf.
Nonostante l’interessamento di don Gnocchi e del duca Visconti di Modrone, presidente della Croce Rossa, che avevano invocato per lui la liberazione, in quanto artista, il disegnatore rifiutò di tornare in Italia e condivise la prigionia con Giovannino Guareschi, Roberto Rebora e il filosofo Enzo Paci.
Dopo essere stato dato per morto, Novello tornò in Italia nell'autunno 1945 e dal 1948 le sue vignette comparvero ogni settimana sulla terza pagina de La Stampa.
Mondadori pubblicò le sue vignette in Dunque dicevamo (1950), Sempre più difficile (1957) e Resti tra noi (1967).
Dal 1965, cessata la collaborazione con La Stampa, il disegnatore si dedicò alla pittura e per tutto il decennio successivo preparò per l’Associazione laureati Ateneo Ticinese le matricole d’onore per le lauree assegnate dall’Università di Pavia a Enzo Ferrari, Federico Fellini, Gianandrea Gavazzeni, Norberto Bobbio e altri ancora.
Nel 1984 il Comune di Milano gli conferì la medaglia d’oro di benemerenza.
Giuseppe Novello morì nella sua casa di Codogno il 2 febbraio 1988.