Giacomo Gorrini un pavese amico degli armeni
Un console, ma soprattutto un uomo, che per tutta la vita cercò di aiutare gli armeni a sfuggire alle follie della prima guerra mondiale.
Nato a Molino dei Torti, vicino ad Alessandria, nel 1859, Giacomo Gorrini era il primogenito di una famiglia della media borghesia pavese.
Dopo aver completato gli studi letterari, il diciottenne Giacomo venne inviato a Firenze e Berlino allo scopo di terminare alcuni corsi di perfezionamento nel campo della ricerca storica e archivistica.
In pochi anni, Gorrini ebbe una carriera sfolgorante, tanto che fu nominato direttore dell’archivio del Ministero degli Esteri a Roma e nel 1887, divenne membro della Societè d’Historie Diplomatique di Parigi.
Da sempre sostenitore di un archivio centrale autonomo per la storia della diplomazia italiana, Giacomo conseguì una seconda laurea in giurisprudenza a Napoli e fu libero docente in storia moderna prima a Firenze a poi a Roma.
Nel 1911, all’apice della sua fama, Gorrini divenne il console di Trebisonda, un piccolo paese che era il cuore dell’Armenia, una delle regioni più belle e ricche di storia della Turchia.
Ma nel 1915 scoppiò la prima guerra mondiale e proprio in quell’anno il governo turco, con stragi e saccheggi, iniziò quello che sarebbe stato denominato come uno dei più grandi genocidi della storia moderna.
Sconvolto da quello che aveva visto, Gorrini fuggì in Italia e, dopo un lungo e avventuroso viaggio, raccontò in una lunga intervista al quotidiano di Roma Il Messaggero la sua tragica esperienza.
Con la fine della prima guerra mondiale e il nuovo assetto politico, nel novembre del 1918 Gorrini presentò un memoriale sul genocidio armeno e nel 1920 venne nominato ambasciatore presso la repubblica di Yerevan, dove aveva trovato rifugio la maggior parte degli armeni.
Mentre il mondo era travolto dalla seconda guerra mondiale, l’ex console pubblicò nel 1940 Testimonianze, dove aveva raccolto i racconti dei sopravissuti al genocidio armeno.
Stanco e amareggiato, Gorrini morì il 31 ottobre del 1951 nella sua casa di Roma, a 91 anni.
Oggi la terra della sua tomba è stata tumulata nel Muro della Memoria di Dzidzernagapert e alla sua memoria è dedicato un albero e un cippo presso il Giardino del Giusti di tutto il mondo a Milano.