Franco Antonicelli, raccontare i libri da Voghera a Pavia
Un uomo che per tutta la vita amò profondamente il mondo della letteratura italiana…
Franco Antonicelli nacque a Voghera, in provincia di Pavia, il 15 novembre 1902, da Donato Antonicelli, ufficiale pugliese, e Maria Balladore, proveniente della borghesia vogherese, e passò la sua infanzia a Gioia del Colle, dallo zio paterno.
Trasferitosi a Torino nel 1908, Franco ottenne la maturità al Liceo classico Massimo d'Azeglio e all'Università si laureò prima in Lettere nel 1921 e, per intraprendere la carriera diplomatica, in Giurisprudenza nel 1931.
Nel suo ruolo d’insegnante d'Italiano nel 1926-1927 al liceo D'Azeglio di Torino, conobbe il gruppo riunito intorno ad Augusto Monti di cui facevano parte Benedetto Croce, Piero Gobetti, Norberto Bobbio, Massimo Mila, Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Umberto Cosmo e Ludovico Geymonat.
Il 31 maggio 1929 Antonicelli fu arrestato per aver sottoscritto una lettera di sostegno e solidarietà a Benedetto Croce, in occasione del dibattito al Senato sui Patti Lateranensi, e rimase in carcere per circa un mese.
Ostacolato nell'insegnamento nelle scuole pubbliche, il giovane professore nel 1933-1934 fu il precettore di Giovanni Agnelli.
Nel 1932-1935, diresse per la casa editrice Frassinelli la Biblioteca europea, collana dove vennero pubblicate, per la prima volta in Italia, opere come L'armata a cavallo di Babel', Moby Dick di Melville e Il processo di Kafka.
Collaboratore della Cultura dal 1934, Antonicelli fu nuovamente arrestato il 15 maggio 1935, durante l'operazione di polizia che smantellò la rete clandestina del movimento antifascista Giustizia e Libertà e venne condannato a tre anni di confino ad Agropoli.
Dopo l'8 settembre 1943 Franco si trasferì a Roma, per lavorare al giornale Risorgimento liberale, ma il 6 novembre 1943 fu nuovamente arrestato.
Scarcerato nell'aprile 1944, tornò a Torino e rappresentò il Partito liberale nel Cln piemontese, del quale gli fu affidata la presidenza alla vigilia dell'insurrezione.
Nel dopoguerra Antonicelli svolse un'intensa attività culturale, in particolare con la casa editrice Francesco De Silva, fondata nel 1942 e diretta fino al 1948, che pubblicò tra l'altro Se questo è un uomo di Primo Levi nel 1947.
Nel 1945 fondò l'Unione culturale e nel 1947 fu tra i fondatori dell'Istituto piemontese per la Resistenza, del quale assunse la presidenza, oltre ad essere un membro del consiglio direttivo del Museo del Risorgimento.
Nel 1960 fondò il Circolo della Resistenza, che presiedette per alcuni anni, e promosse a Torino il ciclo d’incontri Trent'anni di storia italiana, 1915-1945, con gli interventi di molti protagonisti dell'antifascismo e della lotta di liberazione.
Un anno dopo fu tra i fondatori del Centro studi Piero Gobetti e scrisse per molte testate, dalla Stampa (1949-1974) al Radiocorriere (1950-1968) dal Ponte a Resistenza, dall'Unità all'Astrolabio a Nuovasocietà e fu un collaboratore della Rai, per numerosi programmi radiofonici nel periodo 1949-1967.
Aperto al confronto con gli studenti e gli operai protagonisti delle lotte degli anni Sessanta, fu eletto al Senato come indipendente nelle liste Pci-Psiup alle elezioni del 1968 e a quelle del 1972, entrando a fare parte delle commissioni parlamentari Pubblica istruzione, Vigilanza Rai e Difesa. Scrisse anche un libretto d'opera, Lord Inferno (1952), per il compositore Giorgio Federico Ghedini (1892-1965), e pubblicò raccolte dei suoi articoli e conversazioni ne Il soldato di Lambessa (1956), nel Piccolo libro di lettura (1957) e ne La vita di D'Annunzio (1964).
Franco Antonicelli morì a Torino il 6 novembre 1974 e oggi il Centro Manoscritti dell’Università di Pavia conserva un gran numero di documenti appartenuta a questo grande studioso, donate dalla moglie Renata e dalla figlia Patrizia nel 1994.