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Carolina Invernizio, regina del romanzo d’appendice

  • Paola Montonati

invernizioUna scrittrice che, nel suo piccolo, raccontò un lato nascosto dell’Italia unita…

Carolina Maria Margarita Invernizio nacque a Voghera il 28 marzo 1851, da Anna Tattoni e Ferdinando Invernizio, funzionario delle Imposte.

Nel 1865 la famiglia si trasferì a Firenze, nuova capitale del Regno d’Italia, dove Carolina frequentò l’Istituto Tecnico Magistrale, rischiando l’espulsione dopo la pubblicazione di un suo racconto sul giornale della scuola.

La scrittrice nel 1881 sposò Marcello Quinterno, ufficiale dei bersaglieri, dal quale ebbe Marcella e, con il ritorno del marito dalla guerra di Abissinia nel 1896, si trasferì prima a Torino e poi, nel 1914, a Cuneo, dove aprì il suo salotto di via Barbaroux a intellettuali e a personaggi della cultura.

Il suo esordio letterario avvenne nel 1876 con la novella Un amore drammatico, pubblicata dall'editore Barbini di Milano.

Nel 1877 uscì il primo romanzo, Rina o L'angelo delle Alpi, pubblicato dall'editore fiorentino Salani e nel 1879, ancora per Barbini, Pia de' Tolomei e ne seguirono molti, pubblicati a puntate su giornali quotidiani come l'Opinione Nazionale di FirenzeLa Gazzetta di Torino. Carolina nel 1907 si legò in esclusiva all'editore Salani, per il quale scrisse, in una carriera lunghissima, 123 libri, molti dei quali col sottotitolo di romanzo storico sociale, che furono pubblicati nella collana I Romanzi di Carolina Invernizio. 

Fra i suoi innumerevoli romanzi si ricorda La fidanzata del bersagliere, scritto nel corso della prima guerra mondiale, ispirandosi alla drammatica vicenda di Luigia Ciappi.

I romanzi di Carolina Invernizio, con le loro trame intricate dai colori forti e le loro storie di amore e odio, si collocano nella tradizione del romanzo d'appendice o feuilleton, con tutte le tematiche consuete del genere e la tipica contrapposizione netta fra eroi positivi e personaggi diabolici.

Un gusto per il mistero è visibile nei titoli di molti suoi romanzi, come Il bacio d'una morta (1886), La sepolta viva (1896), L'albergo del delitto (1905), Il cadavere accusatore (1912), e non mancano le ambientazioni che precorrono il genere poliziesco.

I suoi libri furono apprezzati più dal pubblico che dalla critica, al punto che Antonio Gramsci la definì una onesta gallina della letteratura popolare.

Tra gli epiteti che le furono affibbiati, oltre a quello di Carolina di servizio, va ricordato quello di La casalinga di Voghera, oggi diventato di uso comune.

Molti dei suoi volumi vennero tradotti con successo all'estero, specie in America Latina.

Le ultime edizioni dei lavori della Invernizio sono quella della Salani degli anni Settanta che ripubblicano l'edizione degli anni Trenta e che a sua volta è la ristampa della prima edizione documentata dal Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale e quella Lucchi pubblicata, e spesso ristampata, degli anni Settanta e Ottanta.

La scrittrice morì di polmonite il 27 novembre 1916 all'età di 65 anni e sulla tomba, al cimitero di Torino, sopra la statua in bronzo per opera dello scultore Edoardo Robino, l'editore Salani fece mettere una corona di bronzo con la scritta "Il tuo nome non morirà".

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