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Adriano Olivetti in cerca di una utopia

  • Paola Montonati

 

adriano olivetti 1“La bellezza, insieme all’amore, la verità e la giustizia, rappresenta un’autentica promozione spirituale. Gli uomini, le ideologie, gli Stati che dimenticheranno una sola di queste forze creatrici, non potranno indicare a nessuno il cammino della civiltà” (Adriano Olivetti, Il mondo che nasce).

Secondogenito di Camillo e Luisa Revel, Adriano Olivetti nacque a Ivrea, sulle colline piemontesi, l’11 aprile del 1901.
Il padre Camillo, ingegnere elettrochimico dalle idee rivoluzionarie per l’epoca, nel 1908 aveva fondato l’Olivetti, la prima fabbrica italiana per macchine da scrivere.

Durante la sua adolescenza il giovane Adriano si interessò alle idee liberali e riformiste degli anni Venti, tanto che collaborò con Carlo Rosselli, poi noto antifascista, e il socialista Piero Gobetti. 
Nel 1924 Adriano si laureò a Torino in chimica industriale per poi cominciare a lavorare come operaio nell’azienda paterna.

Un anno dopo il giovane erede fece un viaggio in America con Domenico Burzio, direttore tecnico della Olivetti, da cui trasse numerosissimi spunti che gli sarebbero stati utili in futuro. 
Infatti subito dopo il suo rientro in patria, Adriano promosse una serie di interventi per migliorare l’Olivetti, tra cui nuovi metodi per il montaggio e una direzione per funzioni e nel 1931 aprì il Servizio Pubblicità, che ebbe l’aiuto e il sostegno di designer e artisti di fama internazionale.

Inoltre Adriano nel 1932 elaborò la MP1, il primo modello di macchina per scrivere portatile al mondo.

Quando il padre Camillo nel 1938 si ritirò dalla carica di presidente, Adriano, che fino ad allora aveva ricoperto la carica di direttore generale, ne prese il posto.
Da subito il giovane imprenditore iniziò a realizzare quello che da sempre era il suo sogno: una fabbrica che non fosse solo un luogo di lavoro, ma anche un crocevia di cultura, urbanistica e editoria per tutti.
Come presidente dell’Istituto Nazionale d’Urbanistica, negli anni Cinquanta Adriano fu molto attivo sul piano sociale, con piani regolatori per Ivrea e la Val d’Aosta, oltre a riqualificare dal punto di vista edilizio numerose aree del sud, come la città di Matera e fondando l’IRUR, per lo sviluppo del Canavese.
adriano olivetti 2Ma Adriano non fu solo attivo come imprenditore e urbanista, ma si dedicò anche al settore editoriale, fondando nel 1946 la NEI, poi Edizioni di Comunità, una delle prime case editrici italiane dedicate alla cultura sperimentale e di avanguardia.

Nel 1948, con la nascita del Consiglio di Gestione a Ivrea, l’imprenditore cominciò a cambiare la struttura dell’Olivetti, con miglioramenti dell’ambito lavorativo ed economico dei dipendenti, oltre a quartieri per i dipendenti e sedi per la mensa e i servizi sociali, ideati da architetti del calibro di Vittoria, Cosenza e Zanuso.
Dalla fine degli anni Quaranta agli anni Cinquanta la Olivetti produsse macchine da scrivere che entreranno nella storia come la Lettera 22 e la Lexikon 80 e la calcolatrice Divisumma 24 del 1956.
I nuovi prodotti permisero la nascita di nuovi stabilimenti Olivetti, quello di Pozzuoli nel 1955, di San Bernardo di Ivrea l’anno dopo e quelli di Caluso e della ICO a Ivrea nel 1957, oltre a quello di San Paolo in Brasile nel 1959.

Ma nonostante i grandi risultati, che nel 1955 gli permisero di vincere il Compasso d’Oro per il design, Adriano non cessò di lavorare sui nuovi calcolatori elettronici, con l’apertura a New Canaan, negli Stati Uniti, di un laboratorio di ricerche nel 1952 e poi di uno a Pisa nel 1955, che portarono nel 1959 alla nascita dell’Elea 9003, il primo calcolatore elettronico italiano, allora all’avanguardia.
Il 27 febbraio 1960, nel pieno della sua attività imprenditoriale e in procinto di acquisire l’azienda americana Underwood, Adriano Olivetti morì per un infarto sul treno che lo conduceva da Milano a Losanna per un viaggio di lavoro.

Ai suoi funerali partecipò tutta la cittadina di Ivrea, unita nel ricordare un uomo straordinario che lasciò un’impronta indelebile nella storia non solo di un azienda, ma anche di un territorio.

 

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