Viaggio virtuale nella storia con il Museo Archeologico Lomellino di Gambolò
Nell'attesa di risolvere l’emergenza sanitaria che ha colpito la Lombardia, tra le iniziative diffuse in rete, tra dirette, collegamenti streaming e portali online, il Museo Archeologico Lomellino di Gambolo fa la sua parte.
Infatti sul sito del Museo c’è un racconto curato dal Professore Fabrizio Benente, archeologo e docente presso l'Università di Genova, che conduce nel 1338, sulle vicende di Andrea e Guglielmo Di Nascio in viaggio dal Catai ad Avignone.
Il Museo Archeologico Lomellino si trova a Gambolò, in Piazza Castello, dentro il Castello Litta-Beccaria, nella Loggia delle Dame, un lungo porticato a colonne binate.
Il percorso inizia con una carta archeologica della Lomellina che mostre la periodizzazione, i principali luoghi d’interesse archeologico e le differenti tipologie di rinvenimento.
Visitare il Museo Archeologico Lomellino significa fare un tuffo nel passato per scoprire la vita dell’uomo preistorico, dei Celti, dei Romani in Lomellina.
La prima sala rappresenta un grande excursus cronologico dall’arrivo dell’uomo all’epoca romana, attraverso le varie fasi culturali, con i reperti del Mesolitico Recente in selce, recuperati a Vigevano, Gambolò, Gravellona, la prima traccia di selce scheggiata in Lomellina e testimoniano l’inizio della frequentazione del territorio.
I materiali del periodo Eneolitico introducono alle età dei metalli, con un netto incremento della presenza umana, grazie al globale miglioramento della qualità della vita umana in tutta Europa grazie a una serie di progressi tecnologici, con aratro a trazione animali, stabulazione e concimazione, oltre a ulteriori specie vegetali e animali.
In Lomellina l’Età del Ferro è testimoniata dalla cultura di Golasecca, con i corredi di quattro tombe a cremazione rinvenuti in località Garlasco-Madonna delle Bozzole, mentre la seconda è rappresentata da sei corredi funebri di epoca celtica, che conducono all’inizio della romanizzazione.
Successivamente si raccontano gli aspetti della vita e del costume nel periodo celtico, attraverso alcuni corredi funebri, che vanno dall’abbigliamento, al costume e alle attività femminili, ed evidenzia, il ruolo, la vita e le attività quotidiane, oltre a corredi funebri maschili e la ricostruzione dell’abbigliamento del guerriero, con parure per il consumo del vino, seguendo il simposio di tradizione greca, etrusca e poi romana, gli elementi di ornamento personale, mostrando il progressivo processo di romanizzazione delle tribù indigene.
I corredi funebri presentano caratteristiche comuni a quelli delle necropoli delle rive lombarde e piemontesi di Ticino e Lago Maggiore e del Canton Ticino, poiché questo fiume è stato fin dalla Preistoria un elemento di aggregazione, favorendo collegamenti e commerci in maniera da produrre fasi omogenee di cultura materiale.
I corredi dotati di oggetti in vetro abbondano nelle necropoli lomelline del I secolo d.C., con le figurine in terracotta ricavate da matrici, che rientrano nella categoria della coroplastica, mentre settori specifici sono dedicati alla ceramica, alle monete e alle lucerne, tra pannelli e vetrine dedicati all’abbigliamento e alla toilette femminile.