Sagra del Riso 2024 a Sannazzaro
La Sagra del riso a Sannazzaro, in quella parte della Lomellina ricca di risaie, torna dopo il successo dell’edizione 2023 nell’area feste di piazzale Mainoli per celebrare i suoi 41 anni, nel weekend del 14, 15 ed 16 giugno.
Il riso, l’oro di questa parte della provincia pavese, il riso che in primavera trasforma la campagna nel cosiddetto “mare a quadretti” e che in settembre ricopre la campagna con il suo giallo sfolgorante.
La ristorazione, con la preparazione di decine di varietà di risotti, si terrà con il servizio al tavolo, previa prenotazione, sono previsti ingressi contingentati e tavoli distanziati.
Storia di Sannazzaro
Secondo alcuni il borgo si chiamò Sannazzaro in omaggio al martire milanese Nazarius, che nel I secolo era l’evangelizzatore dell'Italia del Nord con il discepolo Celsus, ma potrebbe arrivare anche dal nome della nobile famiglia dei de Sancto Nazario, che compare in documenti pavesi dal XII al XIV secolo.
Nel 1466 il borgo divenne un feudo dei Malaspina, con le pertinenze di Ferrera, Pieve Albignola e Alagna, e ne sarebbero rimasti proprietari fino al 1835, a eccezione di una parentesi in cui il feudo andò ai Campofregoso.
L'ultimo erede dei Malaspina era Luigi, illustre studioso e appassionato collezionista, sepolto nella chiesa della Fontana.
Sannazzaro, come la Lomellina, fu nell’orbita dei Visconti e poi degli Sforza, passando nel Cinquecento prima ai francesi e poi agli spagnoli, alloggiati nel castello Incisa, dominante lo strapiombo sulla valle del Po.
Il passaggio ai Savoia, nel 1706, aprì un periodo di prosperità che durò per tutto il Settecento, attribuibile alle riforme promosse dai nuovi re, con l’edificazione della porta d'ingresso e del santuario della Madonna della Fontana, entrambi a ricordo della terribile inondazione del Po del 1705 quando, a causa di un inverno particolarmente rigido, il Po iniziò ad ingrossare spaventosamente e quando arrivò la primavera lo scioglimento delle nevi e le piogge abbondanti provocarono una colossale inondazione che colse nel sonno la popolazione sanlazzarese.
Le conseguenze furono gravissime, grandi estensioni di terreni coltivati divennero deserti di ghiaie e molte cascine e case coloniche crollarono sotto la massa impetuosa delle acque.
Ma proprio durante quella spaventosa piena il Po, andando contro tutte le previsioni, spostò il suo letto altrove e per ricordare questo evento prodigioso i Sannazzaresi, eressero nel 1724 presso l'entrata del paese un arco monumentale, detto ancora oggi "il Portone".
Vicino a questo arco si trovava un'epigrafe che, ricordava l'edificazione nel 1714 di un santuario in onore di Maria.
Quel santuario era la Chiesa della Beata Vergine della Fontana, che in quello stesso anno venne collegata al Portone con un maestoso viale alberato, che i Sannazzaresi da sempre chiamano "allea" poi diventato con passar degli anni Viale Vittorio Emanuele II e adesso è diventato Viale Italia.
L’edificazione del Santuario della Madonna della Fontana inizio nel 1710 e venne completata solo nel 1786.
Inizialmente si trovava alla periferia del paese, oggi ne è diventato una parte integrante .
Le sue origini risalgono a una Vergine, che secondo una leggenda avrebbe fatto scaturire l' acqua da una roccia.
Una chiesa dedicata alla Madonna esitava già nel XV secolo, e dopo essere stata ricostruita nel '600 dopo un 'inondazione venne di nuovo semidistrutta nel 1705, ma i popolani riuscirono a salvare l' effigie della Vergine.
Fu proprio allora che il vescovo di Pavia allora decise di far innalzare un nuovo edificio con lo scopo di collocarvi la Sacra Raffigurazione.
Decorato da un ombroso giardino dalla forma conchiusa arricchito con una deliziosa fontana, la facciata neoclassica si staglia alta nelle sue forma slanciata decorata da una superbo frontone sostenuto da alcuna semicolonne ioniche poste su alti plinti ed è arricchita da un splendido mosaico novecentesco raffigurante la Vergine.
L' interno ha una pianta ad aula unica, è adornato con quattro pale d' altare settecentesche ai lati e da una brillante decorazione ad affresco che si snoda lungo le nicchie e pareti con un grandioso repertorio di motivi ornamentali, interrotti solo da alcuni medaglioni.
Il gusto rococò del Settecento è rivelato dallo splendore dei marmi policromi dell'altare maggiore, al cui centro troviamo l' affresco della Vergine della Fontana, probabilmente databile al XVI secolo, ma ampiamente rifatto nei secoli successivi.
La popolazione raggiunse le 3.000 unità, mentre si svilupparono le attività manifatturiere e artigianali e, oltre al mercato del sabato, nel paese si tenevano due fiere annuali di bestiame.
Su disegno del marchese Malaspina venne eretta la chiesa di San Bernardino e, sempre nel Settecento, furono edificato i più importanti palazzi nobiliari, Antona Traversi ora Allevi, Pollini, Cardoli, Bigli poi Cordera.
Fra Settecento e Ottocento la località subì le stesse vicende della Lomellina, fu conquistata da Napoleone poi tornò ai Savoia, ma mantenne le sue caratteristiche di centro agricolo.
Gli anni della formazione del Regno d'Italia coincisero con la costruzione della linea ferroviaria Alessandria-Pavia, inaugurata nel 1862.
Il tessuto urbano mutò, con un allargamento del centro, la costruzione di opere pubbliche, di fabbriche e attività artigianali.
Ma il momento di maggior crescita e trasformazione risale indubbiamente agli anni Sessanta del secolo scorso, dopo l’'insediamento del grande complesso petrolchimico del gruppo Eni.
Il 18 dicembre 2011 un Decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito a Sannazzaro de’ Burgondi il titolo onorifico di città.