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Un sabato ai Musei dell'Università

  • Paola Montonati

sabatoaimusei 1Sabato 28 aprile saranno aperti al pubblico, dalle 15.30 alle 18.30, il Museo di Archeologia e il Museo per la Storia dell'Università, a Pavia, nella sede di Corso Strada Nuova, per una visita guidata nei cortili del palazzo centrale universitario, tra le lapidi e i monumenti che raccontano l’'attività dei docenti e degli studiosi cui sono dedicate le sale e vetrine all'interno del Museo.

L’idea di un Museo universitario a carattere storico-medico nacque con le riforme teresiano-giuseppine, cosi, dopo diversi tentativi, furono approvati dal Magistrato Generale degli Studi il Piano Didattico del 1771 e il Piano Scientifico del 1773 che intendevano regolamentare l’accesso degli studenti alle facoltà, la chiamata dei professori, i migliori, per fama e valore scientifico, il tutto a favore di una didattica moderna, d’impronta sperimentale.

Poi furono edificate le nuove strutture della biblioteca, del teatro anatomico, del Museo di storia naturale, del laboratorio di chimica e dei diversi gabinetti per l’insegnamento, dell’orto botanico, del gabinetto di fisica sperimentale e di anatomia. 

L’attuale allestimento della struttura museale, che occupa quella che era la sede della Facoltà di Medicina, adiacente all’antico Teatro anatomico intitolato ad Antonio Scarpa, risale al 1932 per accogliere il materiale esposto nella mostra di cimeli allestita a Palazzo Botta in occasione del primo centenario della morte di Scarpa, fondatore della Scuola Anatomica pavese.

La mostra, ideata da Antonio Pensa, Presidente del IV Convegno della Società Italiana di Anatomia e titolare della cattedra di Anatomia Umana Normale, ebbe un grande successo di pubblico e di studio da parte di storici delle scienze mediche e naturali, tra gli scritti autografi, le opere a stampa, le preparazioni anatomiche dello stesso Scarpa e degli altri anatomici Rezia e Panizza, conservate nel Museo Anatomico.

Il Gabinetto Anatomico, creato da Scarpa e ampliato dai suoi successori, fu la sede dell’Istituto di Anatomia per circa un secolo, fino a quando si trasferì a Palazzo Botta nel 1902 e i locali del gabinetto furono la sede dell’Istituto di Anatomia Patologica.

Dopo l’esposizione del 1932, l’Istituto di Anatomia Patologica si trasferì nella nuova sede in via Forlanini e nei locali appena liberati nel palazzo universitario fu alloggiato il materiale anatomico, primo nucleo delle attuali collezioni museali.

Nello stesso periodo arrivarono al Museo vari oggetti storici, restituiti all’Università dopo l’Esposizione di Storia della Scienza a Firenze, come diversi strumenti del Gabinetto di Fisica di Volta, e le preparazioni riguardanti patologie vascolari e osteo-articolari conservate nell’ex Museo Porta, collocato nei locali della Clinica Chirurgica del vecchio Ospedale San Matteo fino al trasferimento di quest’ultima nella nuova sede al Policlinico.

Il Museo attuale fu inaugurato ufficialmente nel 1936 e venne ampliato nel corso degli anni grazie ad oggetti provenienti dagli istituti universitari o donazioni, come quella fatta dagli eredi di Camillo Golgi di manoscritti, di appunti per le lezioni, di decorazioni accademiche italiane e straniere, del suo carteggio ordinato dal suo allievo Veratti e soprattutto dell’attestato originale del Premio Nobel che gli fu assegnato nel 1906.

Le due principali sezioni, quella di medicina e quella di fisica, oggi propongono l'antico gabinetto anatomico diretto da Antonio Scarpa e quello di fisica sperimentale allestito da Alessandro Volta. Inoltre la Gipsoteca del Museo di Archeologia di Pavia presenterà in un'antica vetrina, recuperata dai depositi e restaurata, circa 300 calchi in gesso di medaglioni contorniati fino ad oggi conservati nei magazzini del Museo.

I contorniati erano delle tessere in bronzo che prendono il nome dal contorno o solco presente sulle due facce dove vengono rappresentati da un lato profili d’imperatori, condottieri o letterati illustri, sempre accompagnati da iscrizioni in latino o in greco e sull'altra immagini di giochi circensi, figure di aurighi, cavalieri e atleti vincitori, scene di caccia e di vita romana, figure mitologiche.

Un tempo erano quelle tessere che, nel IV e V secolo d.C. venivano distribuite ai cittadini con scopi di propaganda politica, ma anche per entrare al circo o per ottenere cibo.

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