Tracce longobarde nella Repubblica di San Marino all’Università di Pavia
Per l’edizione 2017 delle Giornate europee del patrimonio, ideate dal 1991 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea e sostenute dal Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo, la Biblioteca Universitaria di Pavia, presso il Palazzo Centrale dell’Università, verrà aperta anche nel pomeriggio del 23 settembre dalle 14,30 alle 18,30.
Si potrà visitare la prestigiosa mostra Regine e Re longobardi, dedicata al mondo longobardo nella letteratura, e, alle 16, assistere a una conferenza di Itala Cenci Malpeli sul tema delle Tracce longobarde nella Repubblica di San Marino.
Nell’Alto Medioevo, in quel periodo tra il IV e XIII secolo, la piccola repubblica di San Marino, nel cuore dell’Emilia Romagna, costruì una sua precisa identità politica, in mezzo alle difficoltà, prima causate nel VI secolo dalla paura di un’imminente guerra greco - gotica e in seguito da un’ondata di nuove presenze straniere, come i Goti e i Bizantini, con le quali si doveva convivere.
Il monte Titano, dove si trova San Marino, era un punto di riferimento per marinai e viaggiatori, ma anche un luogo strategico di difesa e gli abitanti originari, contadini e pastori, lasciarono che i nuovi arrivati gli sostenessero per la difesa della loro libertà.
Uno dei segni dell’avvenuta integrazione tra i due mondi si ritrova nella lingua volgare di San Marino, ricca di etimi e toponimi di origine longobarda.
La lingua dei Longobardi era all’inizio un semplice idioma germanico usato quando questo popolo invase l'Italia nel 568, ma poi declinò rapidamente già nel VII secolo, poiché gli invasori adottarono subito i volgari neolatini parlati dalle popolazioni locali.
Infatti, l'Editto di Rotari del 643, che era promulgato per i soli Longobardi secondo il principio della personalità della legge, fu composto già in latino, anche se contiene numerose parole longobarde, in forma latinizzata o meno, che si riferivano in genere a istituti giuridici tipici del diritto longobardo, per i quali non esisteva un corrispondente vocabolo latino.
Le ultime attestazioni dell'uso della lingua longobarda arrivano a oltre l'anno 1000.
Un esame del corpus dei termini longobardi dimostra come questi fossero parte del quadro fonologico del germanico occidentale dell'antico tedesco e ciò ha lasciato nella lingua italiana due serie diverse di nomi, come banca e balcone o panca e palco.
Inoltre nella formulazione degli Statuti, redatti alla fine del XIII secolo, l’organizzazione del Comune sammarinese in più di un punto ricorda la legislazione longobarda, poiché gli ampliamenti territoriali sono strutturati in Gualdarie, com’era il regno longobardo.
Dal punto di vista della religione, a San Marino è diffuso il culto di San Michele Arcangelo, il santo dei Longobardi, come dimostrano i ritrovamenti di una croce di pietra e alcuni cippi altomedievali riutilizzati come basi d’altare in chiese successive, risalenti al Medioevo e al Rinascimento.