Scatti al buio a Pavia: la mostra del fotografo Mario Lisi
E’ Less is more la nuova personale del fotografo pavese Mario Lisi, da giovedì 15 ottobre al 31 dicembre nello Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto di Pavia, che presenta una trentina di scatti al buio dell’artista, una selezione di lavori rigorosamente in bianco e nero appartenenti alla Stripes Collection.
Less is more s’ispira al principio dell’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe per cui il di più si ottiene creando e plasmando sul concetto di essenzialità, ed è così che Mario Lisi ottiene il miglior risultato fotografico, seguendo la strada dell’essenzialità attraverso un gioco di luci e ombre e un’interpretazione altra rispetto alla realtà.
Queste foto attivano nuovi paradigmi per suggerire la possibilità di modificare schemi visivi e creativi abituali, lasciando lo spettatore in uno spaesamento percettivo, tra realtà e rappresentazione.
Tagli obliqui, linee orizzontali, punti di vista insoliti che creano uno spettacolare effetto tridimensionale, gli scatti di Lisi hanno il fascino dell’arte di Aleksandr Rodchenko, che combinava composizione diagonale, prospettiva scorciata, punti di ripresa insoliti, ingrandimento di dettagli.
Come il maestro russo, anche Lisi rifiuta il ritrarre per immagini e sceglie la tensione verso l’inquadratura intesa come dialettica tra le cose, gli oggetti, la mente.
Ma a differenza di opere come Ragazza con una Leica del 1934, nelle fotografie di Lisi non si vedono i volti, è come se fossero tagliati fuori dall'inquadratura, ma ci sono corpi, schiene, spalle, ventri, figure senza volto di giovani uomini e donne che si fondono con lo spazio, celati dietro a tante strisce bianche orizzontali, ripresi di fronte, altri a tre quarti, altri di spalle, ma bisogna soffermarsi a lungo per distinguerli e ricomporli.
Attraverso le immagini, Lisi esplora la dimensione conflittuale dell’uomo contemporaneo e prova a congelare in una fotografia il fluire di una vita, e c’è dell’altro oltre quanto ripreso all'istante, è evidente, ma in questo momento occorre concentrarsi su questo punto, su questo particolare.
Non è dato sapere cosa accada intorno, ma quanto visto basta a stimolare l’immaginazione di un avvenimento.
I lavori di Lisi sono un abisso visionario che aggredisce memorie e fantasie, e confonde nella narrazione elementi reali e immaginari, dove non è filare veloci ma immergersi.
Ci si deve tuffare nei corpi, bisogna entrare e scomparire nelle pieghe di una schiena che s’inarca, e si limita a far capire che attorno a qualcosa di un passato, più o meno recente, è stata tessuta quella trama di pelle ora davanti agli occhi di tutti.
La mostra è aperta dalle 11 alle 18, chiuso il martedì e il 25 e 26 dicembre, mentre l’ingresso è libero.