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Santa Giuletta Conoscere i vini dell’Oltrepò

  • Paola Montonati

santa giuletta vini 1Il gruppo facebook Vinum Narrantes, in collaborazione con la biblioteca e la Pro loco di Santa Giuletta, in provincia di Pavia, proporranno il laboratorio Conoscere i vini dell'Oltrepo. Tavoli didattici di degustazione, che inizierà venerdì 27 gennaio.

I moduli d’iscrizione possono essere richiesti scrivendo a bibliosantagiuletta@libero.it vinumnarrantes@gmail.com oppure essere ritirati in formato cartaceo e consegnati presso gli uffici del municipio di Santa Giulietta negli orari di apertura al pubblico fino al 20 gennaio.

Santa Giuletta si trova al centro dell'Oltrepò Pavese, nel punto d'inizio dell'Appennino Ligure e della fine della Pianura Padana e fu un feudo del monastero colombaniano di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia.

Era compresa nella provincia di Piacenza fino al 1164, quando, con il diploma imperiale dell'8 agosto, l'imperatore Federico Barbarossa l'assegnò a Pavia, pur rimanendo feudo del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro.

Successivamente, nel XIII secolo, la località venne inserita nelle terre del contado pavese dell'Oltrepò e passò al feudo di Broni.

Santa Giuletta, formata storicamente da due distinti centri abitati detti il Castello e la Villa, ha come cuore del borgo la sua chiesa, dedicata a Santa Giuletta e risalente all'alto medioevo.

Nel XIV secolo cadde sotto la signoria dei Beccaria del ramo di Santa Giuletta e vi rimase fino al 1694, quando passò in condominio alle famiglie Trotti e Isimbardi (da cui la locale cascina Isimbarda), entrambe col titolo di Conti di Santa Giuletta, che sopravvissero alla fine del feudalesimo.

Tra gli anni Cinquanta  e la fine degli anni Sessanta Santa Giuletta conobbe un'intensa attività industriale legata alla produzione di bambole, diventando nota come il paese delle bambole e fu definita, in alcuni giornali dell'epoca, la Norimberga italiana.

La prima fabbrica a operare in tale settore fu la Fata, nata a Milano all'inizio del Novecento, che nel 1933 venne trasferita a Santa Giuletta, probabilmente per insegnare il mestiere alle giovani operaie del paese.

Le prime bambole economiche avevano il corpo di stoffa riempita di rivia, termine dialettale per indicare dei sottili trucioli di legno, e avevano la testa in cartone pressato.

Nel 1936 la società trasferì l'intera produzione a Santa Giuletta mantenendo a Milano la sede legale e i magazzini e in breve tempo la fabbrica Fata divenne una ditta di tutto rispetto con una produzione in continua crescita.

Dalle prime bambole in cartapesta si passò, verso la fine degli anni Quaranta, a quelle in polistirolo e in polietilene e alla fine degli anni Cinquanta si utilizzò il vinile, non solo per il mercato italiano ma anche per quello estero.

Purtroppo le nuove tecnologie e la concorrenza di zone a produzione più economica determinarono negli anni successivi la progressiva chiusura di tutte le fabbriche di bambole.

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