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Sagra del buongustaio 2023 a Langosco

  • Paola Montonati

sagra langosco 2023A Langosco nei weekend dell’8 e 9 e del 15 e 16 luglio torna la Sagra del buongustaio, in un borgo famoso nella Lomellina per i gustosi e abbondanti piatti della tradizione come l'antipasto lomellino, composto da una selezione di salumi tra cui il salame cotto d'oca e il salame crudo di Varzi, la panissa, con riso e fagioli e un carico extra di salame delle duja, e il prelibato stufato d'asino, la cui ricetta è segreta.

Anche in caso di maltempo si potranno gustare le specialità senza bagnarvi, dato che c’è un ristorante al coperto, con servizio al tavolo.

La storia e l'arte di Langosco

Langosco è un comune della Lomellina occidentale, situato presso la riva sinistra del Sesia.

Nell'882 venne ceduto dall'imperatore Carlo il Grosso al vescovo di Vercelli, faceva parte della Contea di Lomello, appartenente ai Conti Palatini e nel 1164 è citato nel diploma con cui l'imperatore Federico I pose la Lomellina sotto il dominio di Pavia che però già l'esercitava da alcuni anni, da quando sottomise i Palatini.

Il borgo nel 1250 appare come Langoschum nell'elenco delle terre pavesi, quando la signoria locale era rimasta ai Conti di Lomello, che nel XIII secolo si erano divisi in vari rami, confermati nei loro diritti nel 1311.

Filippone, Tommaso ed Ettore Palatini erano i signori di Langosco, e i loro discendenti furono poi i feudatari del paese.

I Langosco furono poi infeudati dagli Sforza nel 1467 e  come molti antichi feudi, era tenuto per quote da diverse linee della stessa famiglia, che manterrà la signoria fino alla fine del feudalesimo. Nel 1707 Langosco passò sotto il dominio sabaudo e in epoca napoleonica fu unito al comune di Rosasco, nel 1814 tornò autonomo, con l’aggiunta di comuni soppressi di San Paolo Leria e Santa Maria Bagnolo, forse sede di un monastero benedettino, abolito già prima della fine del medioevo.

A Langosco c’era nel Medioevo una rocca a difesa del confine sul Sesia che venne distrutta nel secolo XV da una piena del fiume, che distrusse anche le chiese di San Salvatore e di Santa Maria mentre gravi danni subì la chiesa di San Martino, poi  riedificata nei primi anni del Seicento, ma gli scontri franco-spagnoli la ridussero  in rovina la e nel 1780 l'uso della chiesa venne interdetto dalle autorità, al punto che le funzioni religiose furono spostate nel vicino oratorio di San Domenico.

Nel 1815 venne intrapresa la costruzione della nuova chiesa su progetto dell'architetto casalese Giovanni Antonio Vigna che la ultimò nel 1824, con una facciata neoclassica con quattro lesene e capiteli ionici e un affresco nella lunetta sopra il portale raffigurante il vescovo San Martino che, con il dono del mantello, fece rifiorire l'estate, mentre l'interno a navata unica è in stile barocco piemontese.

Oggi si notano i resti del castello medievale in alcuni edifici in direzione di Rosasco dove sorge una villa padronale con parco e una torre si uso civile che alcuni studiosi ritengano racchiuda, sotto le sovrastrutture settecentesche, i una costruzione più antica.

Nel centro abitato ci sono alcuni bei palazzi padronali di cui il più significativo è quello comunale del 1775.

Sulla strada per Rosasco sorgono due cappelle, la prima, in località Palazzo, è dedicata a San Bernardo da Mentone e vi si conservano affreschi della scuola di Bernardino Lanino, mentre la seconda sorge all'incrocio della strada provinciale con il tracciato dell'antica strada romana, è  dedicata a Santa Giuliana e fu eretta come lazzaretto durante la peste del 1630.

Negli anni di siccità, quando il Sesia è in secca, si vedono i piloni e i resti del ponte romano, infatti l'ultimo affioramento è stato documentato nell'estate del 2015.

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