Pavia. Acque, terre, strade, uomini
Per le Giornate Europee del Patrimonio 2016, una manifestazione promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea con lo scopo di potenziare e favorire il dialogo e lo scambio in ambito culturale tra le Nazioni europee, dal 24 settembre al 15 novembre, presso il Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria di Pavia, sarà visibile la mostra iconografica e documentaria Pavia Acque, terre, strade, uomini a cura di Pierluigi Tozzi.
Pavia è orfana di reperti del suo più antico passato, ma questo compare comunque non solo in testimonianze singole di notevole evidenza o facile riconoscibilità, come una statua, un’epigrafe, un monumento, ma spesso si trova incorporato e quasi nascosto in realtà urbane, paesaggistiche e ambientali dove gli uomini abitualmente vivono senza rendersi conto del debito profondo che hanno con l’antichità, in continuità nel tempo.
Ad esempio la perfetta geometria della figura urbana di Pavia vede le strade attuali ricalcare le antiche e la planimetria risale direttamente alla pianificazione del I secolo a. C.
E quando ci si muove nel centro storico si seguono direzioni di percorso dalle precise scelte operate dai Romani studiando le norme di esposizione della città ai venti e al sole, in accordo con l’antica direzione della corrente del Ticino.
Il grande assetto geometrico della pianura a nord di Pavia, che i Romani progettarono nel I secolo a. C., esercitò nel corso dei secoli una funzione primaria nell’attrarre e distribuire ordinatamente l’insediamento di paesi e cascine.
Le origini e le forme degli abitati di Lomello, Dorno e di Cozzo sono legate alla via della Lomellina, che portava fino al mare del Nord e ancora oggi sono evidenti sul terreno nel tracciato antico, a più di 2000 anni dalla costruzione.
Ma ci sono anche i luoghi che per le caratteristiche e l’aspetto naturale possiedono la capacità di indurre la gente comune a interpretare soggettivamente e fantasticamente complesse realtà ambientali e storiche.
Tra questi ci sono Sommo, estremo limite della Lomellina verso il Po, che dall’età romana nella riflessione di poeti e di storici locali era un punto critico dell’instabile rapporto degli uomini con le terre e con le acque, la grande cavità del Siccomario, che si spalanca dove confluivano i fiumi Ticino e Po più vicino a Pavia, vista dai Romani come un mare antichissimo, fino a santa Sofia, dominante la valle profonda del Ticino, dove la tradizione medioevale collocò la fondazione di Pavia, prima che i Galli per un segnale divino si trasferissero sul luogo dall’attuale Pavia.
A fondamento della Mostra ci sono antichi scritti, tradizioni storiche locali, documenti in pergamene e carte storiche, rilievi aerei e satellitari recenti e recentissimi, le cui immagini sono dovute alla perizia di Fiorenzo Cantalupi.
La mostra è vistabile da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 18.30, sabato dalle 8.30 alle 13.30, l’ingresso è libero.