Palio di San Getulio 2022 a Gambolò
Dopo due anni a Gambolò, in provincia di Pavia, tornano le celebrazioni per San Getulio, protettore del paese, di cui quest’anno ricorrono i 350 anni dalla traslazione.
Le celebrazioni si sono aperte il 29 marzo alle 21 con il Pontificale del vescovo di Lodi Maurizio Malvestisti alla presenza delle autorità e delle associazioni di volontariato.
Il 29 maggio ci sarà poi la cerimonia per l’apertura all’indulgenza plenaria, che la Santa Sede ha concesso per l’occasione, officiata dal vescovo di Vigevano Monsignor Maurizio Gervasoni.
Il programma vedrà una serie di manifestazioni religiose, folcloristiche e culturali, come la riedizione del libro che racconta la vita e il martirio di San Getulio, ma quest’anno riprenderà anche il tradizionale palio della città dedicato agli adulti, affiancato da quello dei ragazzi che si terrà all’oratorio.
Come accade ogni dieci anni ci sarà una processione con il corpo del Santo per le vie del paese.
La storia di Gambolò
Le prime testimonianze della presenza umana a Gambolò risalgono al Mesolitico recente e sono state individuate lungo la sponda destra del Terdoppio, in zona Dosso della Guardia.
Con l'epoca romana Gambolò fu associato ad un campo romano fatto costruire, secondo la tradizione, da Publio Cornelio Scipione all'epoca delle prime vittorie di Annibale, addirittura in data prossima alla battaglia del Ticino.
Dal basso medioevo il borgo apparteneva ai conti di Lomello e fin dai X e XI secoli era nell'orbita pavese, come conferma la piena integrazione sociale a Pavia sia della famiglia notabile detta proprio Da Gambolò, e sia di quelli dei Da Belcreda.
Nell'ambito degli scontri per la supremazia in Lombardia, Gambolò fu danneggiata più volte dai milanesi, nel 1157 da Guido di Biandrate, che saccheggiò il paese e distrusse il castello, ed in seguito nel 1213 e nel 1253, come la quasi totalità dei piccoli abitati medievali lomellini.
Dopo che i milanesi, guidati dai Visconti, riuscirono a battere Pavia, il feudo di Gambolò arrivò ai Beccaria e fu poi dato da Galeazzo Maria Visconti a Francesco Pietrasanta.
Fra basso Medioevo e Rinascimento la zona rifiorì grazie a bonifiche e canalizzazioni che valorizzarono la campagna.
Con l'avvento degli Sforza e la perdita del ducato a favore dei francesi passò, nel 1499, nelle mani di Gian Giacomo Trivulzio, maresciallo di Luigi XII, marchese di Vigevano e conte di Mesocco, pervenendo nel 1513 al cardinale Matteo Schiner cui fu donato, insieme con Vigevano, da Massimiliano Sforza in cambio dei favori ricevuti.
Nel 1573 i nobili Litta Visconti Arese comperarono dalla Corona spagnola il feudo di Gambolò per la somma di 60.400 lire.
Da qui ci fu una lite tra la famiglia Litta e il Comune per il possesso del Castello, che i nobili desideravano trasformare in una residenza signorile, la proprietà fu completata soltanto due secoli più tardi, e ai Litta rimase fino ai giorni nostri.
Nel 1672 arrivarono le spoglie di San Getulio, riesumate l'anno precedente dalle catacombe di Roma.
Getulio nacque nella città di Gabii sulla via Prenestina e venne martirizzato dall’imperatore Adriano, dopo che fu sottoposto alla flagellazione e al fuoco, ma, essendo sopravvissuto a entrambe le prove, fu preso a bastonate e poi decapitato con i suoi compagni.
Fino al 2011 il regolamento diceva che la salma del patrono fosse portata in processione ogni venticinque anni, poi ridotti a dieci, con decreto del parroco di Gambolò, don Paolo Nagari.
Nel XIX secolo alcune vicende d'armi toccarono Gambolò, il 21 marzo 1849, quando si combatte la <>battaglia della Sforzesca, il I Reggimento della Brigata Savoia tenne testa alle brigate austriache Strasoldo e Wohlgemut e nel 1859, durante la seconda guerra d'Indipendenza, un drappello di ulani austriaci, in ritirata, fece un'incursione in paese.