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Nel segno di Olivetti

  • Paola Montonati

olivetti segno 1Giovedì 24 maggio, alle 21, nell’Aula Porro del Collegio Plinio Fraccaro in Piazza Leonardo Da Vinci a Pavia. l'architetto Pier Paride Vidari, docente al Politecnico di Milano, consulente per molti anni alle attività di Corporate Identity e Attività Culturali Olivetti, e organizzatore di varie mostre Olivetti, oltre ad essere uno degli autori del saggio Lezioni su Olivetti, racconterà la storia di quella singolare impresa.

Dal fondatore Camillo e alle basi del progetto di Adriano Olivetti, si ripercorrerà il concetto dell'identità Olivetti, non solo industriale, ma anche nell'ufficio, delle relazioni culturali e dell'arte, simbolo più volte ambasciatrice dell'Italia nel mondo.

La Olivetti nacque a Ivrea, città della provincia torinese, con un capitale iniziale di 350mila lire, frutto di un investimento di 220.000 lire di Camillo Olivetti, ingegnere con la passione della meccanica, e del contributo di alcuni parenti e amici.

I soldi furono utilizzati per acquistare torni automatici e macchine fresatrici, per realizzare le prime macchine da scrivere con il marchio Olivetti, con dirigente delle operazioni Domenico Burzio, uomo di fiducia di Camillo.

Nella seconda metà degli anni Venti entrò nell’azienda Adriano Olivetti, figlio di Camillo, che in poco tempo entrò a far parte dei quadri dirigenziali della società e nel 1932 divenne direttore, poi nel 1938 assunse la carica di presidente della società e iniziò un percorso nuovo per la linea di prodotti a marchio Olivetti.

Nel 1940 fece il suo debutto la prima addizionatrice Olivetti, seguita nel 1945 dalla Divisumma 14, prima calcolatrice scrivente al mondo capace di eseguire tutte le quattro operazioni, oltre a una ricerca applicata all’elettronica e alla produzione di calcolatori a transistor, che sfociò nella produzione dell'Elea 9003, primo mainframe di produzione europea creato da Mario Tchou.

Nella prima metà degli anni Sessanta l’Olivetti dominò il mercato italiano, tanto a livello pubblico quanto a quello privato, grazie anche al primo personal computer della storia, La Programma 101, che venne presentato alla Fiera mondiale di New York del 1965.

La Programma 101, progettata da Pier Giorgio Perotto, poteva compiere operazioni piuttosto complesse in un lasso di tempo tutto sommato ridotto e per questo venne acquistata dalla rete televisiva statunitense NBC, che comperò cinque esemplari in occasione delle elezioni presidenziali del 1968.

Nel 1960 Adriano Olivetti morì per un'improvvisa emorragia cerebrale e lasciò il comando al figlio Roberto, che cercò di dare continuità all'azione del padre, riportando però solo pochi successi, cosi alla fine degli anni Settanta l'industriale Carlo De Benedetti comprò la maggioranza dell’Olivetti e ne divenne presidente nel 1978.

L'anno successivo l’Olivetti aprì un laboratorio di ricerca e sviluppo a Cupertino, California, dove furono sviluppati alcuni prodotti che daranno nuovo lustro al nome della società di Ivrea a metà degli anni Ottanta, come alcuni dei modelli di personal computer di maggior successo della storia, l'Olivetti M10 e l'Olivetti M20, oltre a diversi accordi con l'operatore telefonico statunitense AT&T.

Nonostante gli sforzi, Olivetti non riuscì più a stare al passo con i ritmi e le tecnologie produttive delle aziende giapponesi e statunitensi attive nel mercato dell'elettronica e nel 1996 De Benedetti lasciò l’azienda a causa della gravissima crisi che l'aveva colpita.

Oggi Olivetti è molto attiva nel campo dell'informatica e della telefonia mobile, con vari modelli di computer desktop, notebook, stampanti laser e a getto d'inchiostro, smartphone e tablet.

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