Le opere di Serafino Bellotti a Pavia
Dal 17 aprile fino al 10 maggio, la Sala Mostre del Castello Visconteo di Pavia ospiterà la mostra antologica dedicata al pittore bergamasco Severino Bellotti, promossa da Giosuè Allegrini con la collaborazione di La Bezuga e i Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia.
“Siamo felici di poter ospitare nelle belle sale del Castello Visconteo le opere di Severino Bellotti, grande talento pittorico del Novecento, ammirato da tutti coloro che negli anni si sono avvicinati ai suoi lavori” dice Giacomo Galazzo, Assessore alla Cultura del Comune di Pavia ”Paesaggi, nature morte, ritratti, i soggetti di Bellotti sono ora riuniti insieme a Pavia grazie allo sforzo congiunto del Centro Giorgio La Pira Onlus e della nostra Amministrazione, e si presentano come una finestra sulla storia dell’arte del secolo scorso. Un’esposizione, questa, che riconferma la vocazione culturale della nostra città”.
Uomo dalla personalità poliedrica, che fu anche direttore dell’accademia Carrara di Belle Arti a Bergamo per due anni, Bellotti, nato nel 1900 a Bergamo e morto a Milano nel 1964, scoprì per primo Giuseppe Pellizza De Volpedo, ma le sue opere vedevano al centro paesaggi e nature morte, oltre a donne del popolo e vecchi suonatori, contadini e bambini, sempre con pochi chiaroscuri e figure dolci e ben slanciate.
“Proporre un’indagine storiografica e critica sull’opera artistica di Severino Bellotti” spiega Giosuè Allegrini nel testo di presentazione al catalogo “significa porre la luce dei riflettori su un grande artista figurativo, sì vicino alle istanze di Novecento e del Realismo Magico, ma senza che ne fosse mai travolto. Cantore di un’espressione creativa, velata di un fascino antico e malinconico e al contempo foriera di spunti di originalità e modernità. A un iniziale periodo concepito con opere di grande respiro e monumentalità, sulla scorta degli assunti teorici di Valori Plastici e Novecento, seguono in Bellotti opere di formato più contenuto raffiguranti ritratti, ambientazioni domestiche, bambini, scene di vita contadina e animali; il tutto illustrato con una freschezza narrativa e un’intima, sottesa, delicata sensibilità espressiva che ha pochi eguali. Pur conoscendo le varie tecniche pittoriche, l'artista bergamasco prediligeva la pittura a olio su tela o ancor meglio su legno. Non mancano tuttavia molte opere eseguite a carboncino a sanguigna e a pastello, che per delicatezza riteneva particolarmente adatto a ritrarre i volti gentili di bambini e di giovani donne. Componimenti campestri, nature morte, figure silenti sorprese nell'esercizio di un'umile quotidianità, la ritualità delle piccole cose di ogni giorno, travestite di una sacralità frutto di quel realismo magico che è nelle corde dell'artista bergamasco, ma anche opere di grande modernità in cui si esplicano chiaramente le differenze stilistico - tematiche rispetto agli altri realisti magici Funi, Donghi e Cagnaccio di San Pietro”.
La mostra sarà aperta da martedì alla domenica dalle 10 fino alle 17.50.