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Giovanni Dondi a Pavia

  • Paola Montonati

giovanni dondi 1Per l'iniziativa legata alla mostra L’Universo a Orologeria, alle 18 del 14 novembre presso il Collegio Castiglioni Brugnatelli a Pavia, la professoressa Elena Necchi dell'Università degli Studi di Pavia racconterà Giovanni Dondi partendo dall'Orologio medico per vederlo come un rappresentante della cultura italiana dal Trecento in poi.

I documenti d'archivio e la produzione letteraria e scientifica raccontano che Dondi era molto versatile e competente nelle varie branche del sapere.

All’inizio Giovanni studiò arti e medicina presso lo Studium di Padova, dove fece amicizia con Francesco Petrarca, di cui divenne medico e che seguì fino alla morte.

Nel 1355 Dondi fece parte del Collegio dei Dottori nelle Arti e nella Medicina di Padova e nel 1359 fu nominato Dottore in filosofia e astrologia, ottenendo il magistero della logica.

Invitato a Firenze nel 1368 come ordinario di medicina, Giovanni ottenne dal rettore dell'Università di Bologna la licenza di parlare e discutere, poi Francesco Da Carrara, signore di Padova, lo ammise nella sua famiglia.

Ma una serie d’incomprensioni con il Da Carrara portò lo studioso a trasferirsi a Pavia, dove era stato chiamato da Galeazzo II.

Con Petrarca, Dondi condivise il viaggio tra Padova e Pavia, dove s’inserì nella corte viscontea nel ruolo di medico e umanista, grazie alla riscoperta dello studio dei classici affrontati con nuovo rigore metodologico e spirito critico.

L’astrario di Dondi dava notizie sul giorno e sulle festività del calendario, con dei quadranti che mostravano la vera posizione rispetto allo zodiaco del Sole e della Luna, oltre che di Venere, Mercurio, Marte, Giove e Saturno, i cinque pianeti conosciuti.

Inoltre il congegno era in grado di prevedere il momento in cui sarebbero avvenute le eclissi determinando il Capo e la Coda del Drago, cioè le intersezioni dell’orbita lunare con l’eclittica.

Con la costruzione dell’Astrario, Dondi aggiunse ai tradizionali meccanismi astronomici il concetto degli orologi meccanici, che avevano il funzionamento basato su un motore abbinato a un regolatore che trasformava il movimento uniformemente accelerato di un peso sottoposto alla gravità terrestre, in un’oscillazione alternativa costante.

Infatti, il modello dell’universo elaborato dal celebre astronomo greco Tolomeo, ritrovato dopo secoli di oblio, vedeva i movimenti dei corpi celesti come una composizione di moti circolari, che potevano essere riprodotti meccanicamente.

Così si potevano sincronizzare le nuove macchine sulla regolarità dei movimenti astrali e ricavarne uno strumento che dava una serie d’indicazioni astronomiche immediate, accessibili senza la necessità di calcoli o varie osservazioni astronomiche dirette, che spesso in quel secolo erano impossibili.

Al termine della conferenza della professoressa Necchi, si potranno approfondire i temi della serata durante un aperitivo organizzato da AgriPavia.

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