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Possibile che accoppino proprio me?

  • Paola Montonati

pavia guerra prima bonetta 1Sabato 11 novembre, dalle 9.30 alle 13.30, presso la Biblioteca Carlo Bonetta di Pavia, saranno raccontati ricordi, storie, immagini e documenti della Grande Guerra a Pavia con i documenti provenienti dall'Archivio storico civico.

L'Archivio storico civico di Pavia ha da sempre lo scopo di far conoscere e proporre nuove modalità di fruizione del proprio patrimonio documentario, con un occhio rivolto al mondo della scuola, in modo che gli studenti approfondiscano tutte le attività che si possono fare attraverso lo studio diretto delle fonti.

Nell’incontro si terrà la presentazione dei lavori di digitalizzazione della corrispondenza e dei diari di giovani pavesi, oggi nel fondo della Prima Guerra Mondiale, oltre alla pubblicazione in rete di 56.000 schede anagrafiche provenienti dalla sezione pavese dell'Ufficio notizie per le famiglie dei militari di terra e di mare.

Pavia nella prima guerra mondiale pagò un prezzo altissimo, infatti vide ben 9mila pavesi tra operai, contadini, studenti cadere al fronte, spesso vittime del freddo, di un attacco nemico, oppure per le conseguenze delle ferite riportate negli scontri.

Oggi, in ogni città o paese del Pavese, ci sono 203 cippi, bronzi, targhe, sparsi in piazze, giardini, sui muri di scuole e municipi, che li ricordano, partendo da Pavia per arrivare a Voghera, Vigevano, Mede, Lomello, Sartirana e altri piccoli borghi del Pavese, dell’Oltrepò e della Lomellina, che vissero il dramma della Grande Guerra.

Una delle prime testimonianze di ciò fu la grande targa, che venne murata nel 1920 sulla facciata dell’Università di Pavia, poi due anni dopo, grazie al lavoro dello scultore Alfonso Marabelli, fu inaugurato, sempre nell’ateneo, il monumento dedicato ai docenti e studenti che morirono sul Piave o sul Carso, e che ricevettero una laurea postuma honoris causa.

Nel corso del confitto, il Collegio Borromeo, come altri istituti pavesi, venne requisito dall’autorità militare per diventare un ospedale destinato ai soldati reduci dal fronte, alla fine della guerra i ricoverati erano più di 400.

Oggi cinque cartelle d’archivio, separate da quelle della gestione dell’istituto e negli ultimi anni digitalizzate e messe a disposizione sul sito del Collegio Borromeo, sono la ricca documentazione del lungo epistolario tra l’amministrazione del Collegio, con rettore Rodolfo Maiocchi e patrono Gilberto Borromeo, l’autorità militare del Comando di Alessandria e la direzione medica dell’Ospedale Borromeo, con Camillo Golgi e i suoi collaboratori.

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