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Actum Ticini. L'Università di Pavia e gli studi sull'alto medioevo pavese

  • Paola Montonati

actum ticini 1Nel contesto della mostra Longobardi. Un popolo che cambia la storia, il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Pavia, in collaborazione con il Collegio Ghislieri, nella sede centrale dell'Ateneo pavese e presso il Collegio, il 17 e il 18 novembre proporrà Actum Ticini. L'Università di Pavia e gli studi sull'alto medioevo pavese, un incontro di studio sulla lunga tradizione di ricerche sull'altomedioevo pavese, con anche alcuni risultati recenti.

Le due giornate di studio vedranno le relazioni di giovani ricercatori dell'Ateneo pavese e di altre università italiane, che illustreranno vari aspetti della Pavia medievale, dalla poesia epigrafica di età longobarda alla storia del diritto, dal documento all'arte e all'archeologia, dalla cultura letteraria alla memoria moderna del passato regio.

Nel 572 Pavia venne conquistata dai Longobardi del re Alboino, che poco tempo dopo morì, vittima di una congiura ordita a Verona dalla moglie Rosmunda e da alcuni guerrieri. 

Il nuovo re, il duca Clefi, conquistò la Tuscia e continuò la politica di Alboino, eliminando l'antica aristocrazia latina per acquisirne terre e patrimoni.

Clefi fu ucciso nel 574 e dopo tutto questo i duchi non nominarono un altro re e per un decennio regnarono da sovrani assoluti sui loro territori.

Nel 584 i duchi proclamarono re Autari, che riorganizzò i Longobardi e il loro insediamento in Italia, per poi assumere il titolo di Flavio, allo scopo di dichiararsi anche come il protettore di tutti i romani, poi nel 590 sposò la principessa bavara Teodolinda, di sangue letingio.

Dopo la morte di Autari, il suo successore fu il duca di Torino, Agilulfo, che sposò a sua volta Teodolinda, che ebbe una notevole influenza sulla politica del regno, tanto che le decisioni principali sono attribuite a entrambi.

Il rafforzamento dei poteri del re avviato da Autari prima e Agilulfo poi vide anche una nuova concezione territoriale, legata alla divisione del regno in ducati, che erano governati da un duca, che però era anche un funzionario regio, depositario dei poteri pubblici e affiancato da sculdasci e gastaldi.

Nel frattempo Teodolinda ebbe una lunga serie di rapporti epistolari con il papa Gregorio Magno per la conversione al cattolicesimo dei Longobardi, ancora in gran parte pagani o ariani, e la ricomposizione dello Scisma ricapitolino, con il sostegno del vescovo di Pavia Sant'Anastasio.

I Longobardi divisero il loro regno in Comitati: nella provincia di Pavia furono istituiti quelli di Pavia, di Lomello e a nord del Po.

Il territorio a sud del fiume era in parte della contea di Tortona, nella parte centrale e orientale, ecclesiasticamente nella Diocesi di Piacenza, era ancora pavese.

A metà del VIII secolo, Pavia fu al centro della guerra tra i Franchi e i Longobardi, culminata con l’assedio di Pavia del 754, dove il vescovo pavese Teodoro fu esiliato e tornò nella sua città solo dopo l'arrivo a Pavia di Carlo Magno.

Nel 771, la morte del fratello Carlomanno vide come nuovo sovrano dei Franchi Carlo Magno che ripudiò la figlia di Desiderio, sposata dopo la fine del conflitto.

Un anno dopo il papa, Adriano I, ostile a Desiderio, chiese la consegna di alcuni territori mai ceduti dal re, spingendolo a riprendere la guerra contro le città della Romagna.

Carlo Magno corse ad aiutare il papa e tra il 773 e il 774 scese in Italia e conquistò Pavia.

Il figlio di Desiderio, Adelchi, fuggì presso i Bizantini, mentre Desiderio e la moglie furono condotti in Francia e chiusi in un monastero.

Da allora Carlo Magno divenne Gratia Dei rex Francorum et Langobardorum, mantenendo le Leges Langobardorum e riorganizzando il regno seguendo il modello franco, con i conti al posto dei duchi.

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