Festival del Carmine 2023 a Pavia
Torna a Pavia, con la dodicesima edizione, il Festival del Carmine 2023, organizzato dalla Parrocchia di Santa Maria del Carmine, che si terrà dal 23 giugno al 20 luglio 2023.
Nato nel 2017 con lo scopo di dare momenti di svago e aggregazione per i pavesi che non avevano la possibilità di concedersi una vacanza nel periodo estivo, nel corso degli anni l’evento è diventato un punto di riferimento per la crescita culturale della città lombarda.
Filo rosso della rassegna di eventi sarà la piazza e la facciata gotica della Chiesa di Santa Maria del Carmine a Pavia che contribuirà a creare un’atmosfera unica e affascinante, oltre ai 1300 anni della traslazione del corpo di Sant’Agostino a Pavia, a cui i Madonnari, nell’evento del 16 luglio in via XX Settembre, dedicheranno le loro opere.
Il calendario vede numerosi concerti, rappresentazioni teatrali, performance visive, esibizioni di artisti di strada, incontri culturali, rappresentazioni a carattere religioso e momenti conviviali.
Tra questi spiccano le esibizioni della band The Sun, miglior punk rock band italiana nel mondo nel 2004, in programma venerdì 30 giugno ore 21.30 e il Tributo a Mina e a Lucio Battisti, presentato da Luisa Corna, con la band Il nostro canto libero, previsto per sabato 1 luglio.
Il Festival prenderà il via alle 20 di venerdì 23 giugno in piazza del Carmine con la cena sotto le stelle.
Una novità di quest’anno sarà l’incontro culturale, previsto per giovedì 6 luglio alle 21, Parlare per Sapere durante il quale si affronteranno temi come la genitorialità, lo sport e la disabilità, la cultura.
Gli artisti del festival saranno così i portatori di un messaggio di sensibilizzazione, prestando la loro immagine e la loro arte a favore dei progetti di ricerca dell’Università di Pavia, e diventando dei testimonial per il territorio pavese.
La Madonna del Carmine
Il culto mariano, unico tra i culti dei santi, secondo una leggenda risale a nove secoli prima della nascita di Maria.
Si racconta che il primo profeta d’Israele, Elia, mentre viveva sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Beata Vergine su una nube, che portò una provvidenziale pioggia, salvando Israele da una devastante siccità.
La Madonna del Carmelo è uno dei culti più antichi della Roma cristiana, come l’Ordine carmelitano che si ricollega alla Bibbia, dove si racconta che Elia ebbe la profezia del Mistero della Vergine e Madre e della nascita del Figlio di Dio.
Nel I secolo, gli eremiti che si ritirarono sul monte Carmelo costruirono una cappellina dedicata alla Madonna di questo monte che nell'iconografia popolare non tiene in braccio Gesù, ma distende le braccia in avanti offrendo lo scapolare.
Questa immagine è un riferimento all’apparizione del 16 luglio 1251, quando la Madonna si mostrò a san Simone Stock, gli consegnò uno scapolare e gli rivelò i privilegi del suo culto.
Con il tempo, le Confraternite intitolate alla Madonna del Carmine trovarono il favore dei papi, che le arricchirono di privilegi spirituali, oltre ad aumentare la devozione popolare nel confronti di questa dolce figura.
Nel 1623, un decreto della Congregazione dell’Indice consacrò la Tradizione del Sabato, cioè l’aiuto che la Beata Vergine del Carmelo dà in quel giorno ai suoi devoti morti per la grazia di Dio.
A Roma il culto della Madonna del Carmine risale al 1535, quando alcuni marinai corsi trovarono in prossimità della foce del Tevere, nella zona di Fiumicino, la statua della Madonna del Carmine, che fu trasportata a Ripa Grande e collocata nella chiesa di San Crisogono.
Da allora, la Vergine dello Scapolare venne detta De Noantri o Fiumarola, in ricordo del luogo, dove venne rinvenuta, e oggi è conservata nella chiesa di Sant’ Agata a Trastevere, dove non tiene il Bambino in braccio, ma rivolge le braccia verso il basso ed è vestita da terziaria carmelitana.
Nelle teche della chiesa c’è il ricco corredo di abiti di seta celesti, bianchi e gialli e il mantello donati dalla principessa Bianca Caracciolo di Fiorino oltre agli abiti custoditi dalle suore di San Pasquale, che provengono da persone di tutte le condizioni sociali come quello del 1970, donato da un gruppo di sarte che vi lavorò per ben tre anni.
La collezione comprende anche alcune corone d’argento e di metallo usate nella processione e decorate con gemme preziose.