Storie e tradizioni della Candelora
Il 2 febbraio si celebra la festa della Candelora, nome derivato dall’uso delle candele che nel cristianesimo rappresentano simbolicamente la luce con cui Gesù illumina gli uomini.
Fu l’imperatore Giustiniano a fissare la ricorrenza al 2 febbraio nel 542, in modo da simboleggiare il trapasso tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera, oltre alla Purificazione di Maria e la Presentazione di Gesù nel Tempio.
Ma c’è anche un significato più nascosto, infatti, sono quaranta giorni quelli che separano il Natale dal 2 febbraio, come pure quelli che passeranno prima di dire che l’inverno è finito.
A Spello e Foligno, in Umbria, si dice che “Quando vien la Candelora de l’inverno semo fora, ma se fa lo solicillo quaranta giorni d’invernicillo“ come a ricordare che si è solo a metà dell’inverno.
In Veneto si dice “Da la Madona Candeòra de l’inverno semo fora; ma se xe piova e vento, de l’inverno semo drento“ e a Napoli ”A Cannelora Viero è fora! Risponde San Biase: Vierno mo’ trase! dice a vecchia dint’ a tana: …nce vo’ ‘nata quarantana! cant’ o monaco dint’ o refettorio: tann’ è estate quann’ è Sant’Antonio!”
Ma febbraio è anche il mese che segna il passaggio dal buio alla luce, per lasciare il vecchio e prepararsi al nuovo che tornerà con la rinascita primaverile, con una serie di riti di purificazione, come la celtica festa di Imbolc.
In alcune località italiane il giorno della Candelora è detto Giorno dell’orso, poiché nella notte tra il 1 e 2 febbraio l’orso si sveglia dal letargo e osserva la luna per trarne previsioni meteorologiche.
Un proverbio in Piemonte dice che “Se l’orso a la Siriola la paia al fa soà, ant l’invern tornom a antrà” cioè se nel giorno della Candelora l’animale esce dal suo giaciglio è il cielo è chiaro e sereno e c’è la luna piena, l’inverno sarà lungo, se invece la Candelora vede la luna nuova e il cielo sarà buio e nuvoloso, la primavera arriverà presto.
Durante il Carnevale lucano di Teana l’orso è il simbolo delle antiche tradizioni agresti, tanto da venire usato come parte della natura in alcune rappresentazioni carnevalesche, come anche in alcune zone dell’arco alpino, dove un uomo travestito da orso viene catturato per essere schernito e bastonato, come a Urbiano, in Val di Susa.
A Putignano, in Puglia, ogni 2 febbraio un uomo travestito da orso gira per le vie del paese, fermandosi nelle piazze e mettendosi a ballare la tarantella, mentre il pubblico disposto in cerchio batte le mani a tempo.
Tutte queste tradizioni folkloriche vedono nell’orso il simbolo della forza primitiva della natura e il punto mediano della stagione invernale, che indica la sconfitta del freddo e del buio e annuncia il ritorno della luce e della bella stagione.