Osip e Nazenda Mandel‘stam
Per San Valentino la grande storia d’amore tra due anime, affini per la profonda passione artistica e culturale, nel drammatico contesto della Russia di Lenin e Stalin.
Osip Mandel‘stam nacque a Varsavia nel 1891, in una famiglia ebraica della media borghesia e trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Pietroburgo, dove terminò gli studi.
Nel 1907 si recò a Parigi alla Sorbona e verso il 1910 s’iscrisse all’università di Heidelberg, dove seguì per breve tempo corsi di filologia germanica, oltre a fare viaggi in Italia, in Svizzera e in Finlandia.
Tornato in Russia, Mandel‘stam conobbe Anna Achmatova e suo marito, lo storico orientalista Gumilev, che lo introdussero nel mondo delle serate e riunioni letterarie, dove il poeta leggeva le sue poesie nei cabaret di Pietroburgo e dove fece amicizia con il collega Blok.
Dopo aver viaggiato in Crimea, in Georgia, in Ucraina, a Kiev Osip conobbe Nadežda Khazina, una giovane ebrea della borghesia cittadina, e la sposò nel 1922.
Sempre pronto a difendere i suoi valori, con una profonda inclinazione ironica e gioiosa, nel 1928 Mandel‘stam difese cinque funzionari di banca dalla pena capitale, al punto di spedire a Bucharin, allora membro del comitato centrale del Partito Comunista, una raccolta di versi con la dedica “Ogni verso di questa poesia grida contro quello che Lei si propone di fare”.
Alla fine ai cinque condannati fu commutata la pena in detenzione.
Con Stalin al potere Osip visse di traduzioni e recensioni, mentre spesso recitava i suoi versi a piccoli gruppi di amici, poi nel 1929 fu lanciata contro di lui una campagna intimidatoria.
Amareggiato Mandel’stam lasciò la comunità letteraria e nel 1930 fece un soggiorno a Leningrado, poi pubblicò Viaggio in Armenia, criticato dalla Pravda, mentre iniziavano le epurazioni e le deportazioni.
Con i suoi amici che si rifugiavano nel silenzio o si compromettevano col regime, Mandel’stam dal 1930 al 1934 scrisse le sue poesie più belle, poi nella notte tra il 13 e il 14 maggio 1934. nella sua casa di Mosca, due agenti della polizia sovietica arrestarono il poeta.
Osip venne rilasciato con una condanna al confino per tre anni, mentre la moglie Nadežda ebbe il diritto di accompagnare il marito, vivendo con lui prima a Sverdlosk e poi a Tcherdyn.
Grazie all’intervento di Bucharin presso Stalin la condanna fu poi commutata in tre anni di confino amministrativo, però con il divieto di risiedere a Mosca, a Leningrado e in altre dieci città.
Mandel’stam e Nadežda decisero di vivere a Voronez, dove il poeta compose molte poesie, poi raccolte nei Quaderni di Voronez, dal 1935 al 1937.
Osip Mandel’stam venne arrestato di nuovo il 2 maggio 1938, poi inviato nell’estremo oriente siberiano, dove si trovavano le miniere d’oro della Kolyma e più tardi nella prigione di transito di Vtoraia Rečka, dove morì preda della fame e della follia, ma i suoi cari lo seppero solo molti anni dopo.
Nel 1958 Nadežda Khazina Mandel’stam, che si era lasciata alle spalle la vedovanza, privazioni indicibili, la guerra, oltre alla paura di essere arrestata dagli Agenti della Sicurezza di Stato come moglie di un nemico del popolo, scrisse le sue memorie, pubblicate in italiano come L’epoca e i lupi, oltre a trascrivere tutte le poesie di Osip, che aveva tenuto nascoste fino ad allora, memorizzate e ricostruite.
Nadežda Mandel’stam morì nella sua casa di Mosca, dove era tornata a vivere verso la fine degli anni Settanta, nel 1980.