Skip to main content

Il Pavese tra le due guerre: Le scarpe di Vigevano

  • Paola Montonati

scarpe vigevanoIl primo dopoguerra a Vigevano fu l’età d’oro del settore della calzatura locale.

Dall'inizio dell'Ottocento all'Unità d'Italia, a Vigevano le caratteristiche dell'artigianato calzaturiero erano state confermate o accentuate, come mostrano gli archivi della città sui ruoli di popolazione e tassazione, documenti compilati tra il 1805 e il 1839. In seguito a tale evoluzione, lo sfruttamento del tempo, l'aumento della produttività e il controllo dei lavoranti furono, tra il 1860 e il 1880, ciò che stimolò qualcuno a concentrare la produzione in un solo edificio, mantenendo la divisione per fasi di lavorazione. A fondare questi nuovi stabilimenti, di cui i più importanti con tra i 40 e i 300 addetti, erano imprenditori di origine operaia, che, dopo aver acquisito i rudimenti del mestiere, sentivano il desiderio di tentare l'affascinante avventura dell'emancipazione lavorativa.

Vigevano nel primo dopoguerra

Fino alla fine del secolo, queste fabbriche, di piccole dimensioni, facevano un uso ridotto di macchine, come cucitrici di provenienza tedesca o americana, e la lavorazione avveniva prevalentemente a mano, sul tradizionale deschetto o sul banchetto, introdotto in quel tempo. Nel primi dieci anni del Novecento, lo sviluppo del settore calzaturiero lo fece diventare il cuore dell'industria di Vigevano, superando ampiamente il comparto tessile, accompagnato da una ramificazione minuziosa di tipo artigianale, in laboratori e manifatture decentrate, spesso con esso collegata, che ricevette un ulteriore impulso dallo scoppio della prima guerra mondiale. Ad eccezione di un periodo recessivo, durante la grave crisi mondiale del 1929, la produzione calzaturiera continuò a svilupparsi e Vigevano fu anche la prima città a cominciare, nel 1929, la produzione di calzature di gomma.

Gli anni del boom economico

Dopo la parentesi della seconda guerra mondiale, caratterizzata da un regresso produttivo, per il settore calzaturiero si verificò un nuovo sviluppo straordinario, negli anni compresi tra il 1947 e il 1960, con uno spostamento massiccio dall'artigianato all'industria. Il settore vigevanese, dal 1954 al 1960, passò come numero d'aziende, da 730 a 870 unità e, nella produzione annua, da 15 a 21 milioni di paia. Un contributo rilevante al lavoro vigevanese venne fornito dagli impiegati, già riscontrabili all'inizio dell'industrializzazione, ma cresciuti progressivamente fino a raggiungere una presenza consistente. All'inizio, l'imprenditore riservò completamente a sé stesso l'esercizio delle tipiche funzioni aziendali, proseguendo nell'attività svolta dal mastro artigiano, poi cominciò ad apparire l'impiegato, sia amministrativo sia tecnico, scelto nell'ambito familiare, ma qualche volta anche in quello dei lavoranti. L'ulteriore progresso aziendale vanificò queste rimanenti riserve, spingendo il datore di lavoro a nominare alcuni suoi assistenti, nell'ambito direttivo sia in quello esecutivo, in modo da essere sollevato da ogni impegno. La struttura aziendale divenne di tipo lineare, con, al vertice, l'imprenditore, in posizione intermedia, gli assistenti e, alla base, i capi delle funzioni direttive ed esecutive.

Cosi l’originalità di Vigevano fu un sistema calzaturiero costruito nel tempo, in cui distributori di materie prime, fabbricatori di scarpe, fornitori di componenti, elaboratori di fasi, prestatori di servizi e produttori di macchine divennero elementi così interdipendenti da formare, tra loro, un insieme organico, a livello nazionale e internazionale.

Negli anni del boom economico Vigevano ospitò, presso il Palazzo Esposizioni, il Micam, la grande fiera del settore delle calzature, che oggi si tiene presso la sede di Fieramilano Rho.

In corrispondenza a questo sviluppo si era formata una cultura calzaturiera altrettanto esclusiva, maturata sul lavoro, approfondita con il museo della calzatura di Vigevano, custodito nell’archivio storico cittadino, arricchito dalle biblioteche locali, tramandata nella formazione e diffusa con le mostre.

Pin It