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I mille volti dello sport: Alberto Ascari Veloce come il vento

  • Paola Montonati

ascari 1Alberto Ascari, sicuramente uno dei più grandi, nacque a Milano il 13 luglio 1918 ed era figlio di Antonio, uno dei primi piloti italiani del Novecento, che spesso lo conduceva con sé alle corse cui partecipava.

Due settimane prima che Alberto compisse sette anni, Antonio Ascari morì mentre stava partecipando al Gran Premio di Francia a Montlehry, da allora il desiderio del figlio fu diventare un pilota di auto da corsa proprio come il padre.

La sua prima gara fu la Mille Miglia del 1940 e l’auto era una Ferrari.

Dopo la seconda guerra mondiale, Alberto tornò a gareggiare nel 1947, con una Maserati 4CLT che guidò con successo sui circuiti del Nord Italia.

Nel 1949 Enzo Ferrari, che era stato amico e compagno di squadra di Antonio, mise sotto contratto Alberto Ascari, che vinse sei volte, una delle quali a Buenos Aires nel Gran Premio di Peron.

L’anno successivo, quello del primo campionato mondiale di Formula 1, il pilota ottenne nove vittorie con la Ferrari e nel 1951 sei, anche se la Ferrari, in quel momento, era  inferiore rispetto alle più rodate Alfa Romeo 158/15.

Nel 1952 collezionò ben 12 vittorie, riuscendo a vincere il suo primo titolo di Campione del Mondo.

Un anno dopo fece il bis, vincendo le prime 3 gare e stabilendo il record di nove vittorie consecutive, ancora oggi imbattuto.

Ascari lasciò la Ferrari alla fine del 1953 e il 1 gennaio 1954 firmò per l'ambiziosa azienda Lancia, che aveva costruito la sua prima e innovativa macchina da Gran Premio, ma la messa a punto del mezzo procedeva con lentezza e il suo debutto in pista veniva continuamente rimandato.

Dopo alcune gare con la Maserati, ad Ascari fu prestata una Ferrari per correre il Gran Premio d'Italia.

Il pilota al 6 giro era in testa, ma al 49 giro fu costretto al ritiro per noie al motore e vinse Fangio della Ferrari.

Due Lancia rosso porpora nuove fiammanti vennero finite in fretta e furia per debuttare nell'ultima gara del 1954, il Gran Premio di Spagna, che si correva il 24 ottobre sul circuito di Pedralbes.

Ascari già all'8 giro aveva accumulato un grosso vantaggio, ma al nono venne costretto a fermarsi per problemi alla frizione e il Gran Premio venne vinto da Mike Hawthorn della Ferrari.

Nel 1955, dopo aver vinto due gare minori di F1 con Ascari, Gigi Villoresi e il giovane Eugenio Castellotti, la Lancia era ormai pronta a dare battaglia per il titolo mondiale di Formula 1.

Il 22 maggio 1955, al Gran Premio di Monaco e d'Europa, Ascari sulla sua Lancia D50 fu al centro di una rimonta incredibile, con lo scopo di raggiungere in testa alla corsa la Mercedes Benz W196 di Stirling Moss.

All'81esimo giro Moss finì fuori pista con la Mercedes fumante, i pistoni non avevano retto alle sollecitazioni della corsa, lasciando il campo libero alla Lancia e alla sua prima vittoria di Gran Premio.

Ma il pilota milanese, a causa del bloccaggio del freno anteriore destro, che avrebbe innescato una sbandata verso l'esterno, dovette buttarsi in mare per salvarsi la vita e la gara venne vinta da Maurice Trintignant della Ferrari.

Quattro giorni dopo l’incidente, Ascari era a Monza ad assistere alle prove di qualificazione a Supercortemaggiore, ma poco prima di tornare a casa con sua moglie per il pranzo prese la decisione di fare qualche giro con la Ferrari del suo amico Castellotti.

Al 3 giro all'uscita da una curva dell’autodromo la vettura sbandò e si capovolse due volte dopo un testacoda e Ascari, che era stato sbalzato fuori dal mezzo, morì in pochi minuti.

La morte di Ascari fu un dramma nazionale, al punto che alle colonne della chiesa di San Carlo al Corso vennero appesi drappi neri e uno striscione con la frase “Accogli, o Signore, sul traguardo l'anima di Alberto Ascari”, mentre i suoi funerali in piazza del Duomo, a Milano, furono seguiti da una folla enorme, che voleva rendere omaggio a uno dei più grandi piloti italiani di tutti i tempi. 

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