Giovanni Matteo Bottigella un pavese dai Visconti
Nato nel 1410, Giovanni Matteo Bottigella era il figlio di Tomaino, membro di un'antica casata pavese, nobile e assai ricca, al servizio dei Visconti come commissario ducale sul sale.
I Bottigella ricoprivano importanti impieghi nel governo ducale sia di Milano sia di Pavia, ma le fonti non dicono se Giovanni Matteo abbia conseguito titoli accademici.
Dai documenti si sa che, a circa vent’anni, Giovanni era al servizio di Filippo Maria Visconti come sovrintendente ai benefici ecclesiastici del ducato, e nel 1444 appare elevato alla dignità di segretario ducale, con notevoli responsabilità politiche, mentre sua moglie era Bianca Visconti, figlia di Lancillotto signore di Sesto Calende.
Dopo la morte di Filippo Maria Visconti, Giovanni nella lotta per la successione del ducato si schierò a favore di Alfonso d'Aragona e si dice che ne approfittò per impadronirsi di una parte dei beni mobili del castello visconteo di Milano.
Con la nascita della breve Repubblica Ambrosiana, Giovanni Matteo tornò a Pavia, diventando sostenitore di Francesco I Sforza e favorendone la conquista del Ducato.
Grazie alla simpatia del nuovo signore, Giovanni divenne membro della corte ducale, ricevendo importanti incarichi diplomatici, come la missione a Napoli presso il re Alfonso, dove nel corso del viaggio s’incontrò anche con Cosimo de' Medici a Firenze e a Roma con il papa Callisto III.
Dal 1458, con un suo ruolo minore in incarichi operativi, il Bottigella si dedicò maggiormente alla cura dei propri affari e soprattutto dei propri interessi culturali.
In particolare Giovanni fece costruire un palazzo a Pavia, dove era la casa paterna, oggi perduto, e si dedicò a una lunga serie d’interventi nella cappella di famiglia presso il monastero di San Tommaso, dove fece costruire un altare per custodire la santa reliquia della beata Sibillina Biscossi, oggetto ai suoi tempi di grande venerazione, decorato dalla celebre Pala Bottigella di Vincenzo Foppa, oggi visibile presso la Pinacoteca Malaspina di Pavia.
Messo in disparte dopo la successione del nuovo duca Galeazzo Maria Sforza, che politicamente mise in secondo piano la madre Bianca Maria e quindi quelli a lei legati, Giovanni ricevette la nomina a consigliere ducale e dopo l’ascesa al potere di Ludovico il Moro scomparve nell’anonimato.
Morì nel 1486, seguendo di pochi mesi la moglie Bianca Visconti.