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Musei dell’Università di Pavia: un tesoro spesso nascosto

 

L’università di Pavia non è solo un luogo di studio, ma ospita anche alcuni musei che sono dei piccoli gioielli, che a volte, per lavori di ristrutturazione o di restauro, non sono del tutto agibili, oppure  visitabili solo su prenotazione.

Uno dei più antichi musei zoologici e paleontologi d’Italia è il museo di Storia Naturale, che venne ideato nel 1771, grazie al sostegno del naturalista e scienziato Lazzaro Spallanzani, grande amico dell’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo, finanziatrice dell’Università.

Anche se a tutt’oggi il museo si trova ancora  in un palazzo settecentesco completamente inadatto ad ospitare i 400.000 reperti raccolti nel corso di tre secoli, le sue collezioni sono un patrimonio raro e prezioso, che ricorda un mondo oggi perduto per sempre.

Le collezioni più note sono la zoologia, che ospita ben 2000 uccelli e animali imbalsamati, tra cui un rarissimo esemplare di natrice albina tassellata, l’anatomia comparata, con due statue miologiche di grandissimo rilevo scientifico del XVIII secolo, che raffigurano un cavallo e un cervo, la paleontologia, con 30.000 reperti fossili tra cui un ittiosauro e un orso delle caverne, oggi ospitata nel Castello Visconteo, dopo essere rimasta a Palazzo Centrale fino alla seconda metà del Novecento e la Spallanzani, con uno squalo, un coccodrillo del Nilo e un ippopotamo.

Nel Museo dell’Orto botanico troviamo una biblioteca e un erbario del XVIII secolo, oltre alla Serra tropicale Tomaselli, che contiene rarissime piante americane e africane.

Ideato nel corso del XIX secolo, grazie alle numerose collezioni di minerali donate da vari e illustri personaggi, tra i quali  il duca Melzi d’Eril e l’imperatrice Maria Teresa, il Museo di Mineralogia è diviso in due collezioni principali, la sistematica e la regionale, senza dimenticare quella delle varie meteoriti che vennero raccolte da Spallanzani a partire del 1794, mentre risale al 1802 quella dedicata ai diaspri provenienti dalla Siberia.

Altre raccolte di pregio sono la Collezione Bianchi o della Val Devero del 1923, quella di marmi ottocenteschi proventi dal Mediterraneo e la Marley del 1997.

musei pavia 2Il museo più recente è quello della Tecnica Elettrica, nato dalla collaborazione di Sirti, Enel e dalla collezione universitaria, che tratta tutte le tappe della storia dell’energia elettrica, da Volta fino ai nostri giorni.

All’angolo tra il cortile delle magnolie e quello sforzesco si trova il Museo di Archeologia, creato nel 1819 come gabinetto numismatico ed antiquario e che conserva un gran numero di reperti che vanno dal II secolo a. C. fino alla tarda antichità, con una piccola collezione egizia.

Da ricordare anche la sezione numismatica e quella statuaria in bronzo e marmo.

Legati da un filo comune sono il museo di fisica, che illustra la storia di questa materia dalla pila di Volta fino alle applicazioni più moderne e quello di chimica, le cui origini risalgono al XVIII secolo.

A Palazzo Botta, in cui visse ed insegnò il premio Nobel pavese Camillo Golgi, si trovano una collezione di Farmacologia, che risale al 1941, con numerosi reperti che vanno dal Cinquecento fino alla prima metà del Novecento e il Museo di Anatomia, che ospita le collezioni di Anatomia Generale, Angiologia, Embriologia e Osteologia, raccolte dalla fine del Settecento fino al 1890. 

 

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