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L’Orto Botanico di Pavia

L’Orto Botanico pavese si trova nell’attuale sede dalla fine del 1700, a seguito dei numerosi tentativi di trovare una sede per la coltivazione e all’insegnamento del’uso delle piante per la facoltà medica.

Fu Fulgenzio Witman, che insegnò a Pavia dal 1763 al 177, ad avere l’idea della costruzione di un giardino in un luogo diverso dalla sede attuale dell’Orto Botanico.
Ma fu il conte Firmian, plenipotenziario degli Asburgo per la Lombardia, che trovò quella che ne sarebbe stata la sede definitiva nell’area della chiesa di S. Epifanio, annessa al convento dei Padri Lateranensi.

Nel 1773 furono avviati i lavori per la realizzazione dell’Orto e nel 1774 fu insediato nell’edificio il Laboratorio di Chimica, mentre nel 1776 iniziò la costruzione delle grandi serre in legno su progetto di Giuseppe Piermarini dove oggi troviamo le serre scopoliane.
Dal 1777, sotto la direzione di Giovanni Antonio Scopoli, l’Orto Botanico raggiunse un aspetto definitivo, molto simile a quello di Padova, che ne fornì gran parte delle piante.
In seguito il prefetto Domenico Nocca, che si insediò nel 1797, arricchì le collezioni con nuovi semi e piante, e promosse il rifacimento delle serre, dette di Scopoli, facendole sostituire con le attuali in muratura.
Tra le due guerre vi fu un ulteriore miglioramento dell’Orto Botanico, con l’aggiunta di due serre calde sul lato meridionale dell’Istituto, a diretto contatto con la costruzione, mentre un’altra, a forma di cupola, era sopra una grande vasca.

Nell’immediato dopoguerra, ci furono gravi perdite nelle collezioni e nelle strutture dell’Istituto. Proprio per questo furono rimosse le serre sul lato meridionale dell’edificio, che si trasformo in facciata monumentale, e l’impianto del giardino si adeguò ai canoni dei parchi delle classiche ville  del XVII e XVIII secolo.
Dal 1997 l’Orto Botanico fa parte del Dipartimento di Ecologia del Territorio e degli Ambienti Terrestri. L’attuale direttore è Francesco Sartori.
L’Orto Botanico è parte del Sistema Museale di Ateneo e della Rete degli Orti Botanici della Lombardia partecipando alle relative attività coordinate di carattere museale, scientifico e didattico.

Nel Roseto, che fu istituito da Raffaele Ciferri,  direttore dell’Orto dal 1943 al 1964, troviamo un folto gruppo di rose selvatiche, raccolte, con specie e ibridi naturali rappresentativi di vari sottogeneri, denominate secondo le classificazioni delle regioni d’origine, mentre le rose antiche, e gli ibridi moderni si trovano nelle aiuole centrali.

Le aiuole vicine al viale centrale e nel tappeto erboso della parte orientale dell’arboreto ospitano una quindicina di specie legate alla flora nemorale dei boschi della Pianura padana lombarda .
L’arboreto ospita numerose specie arboree ed arbustive esotiche, oltre a diverse specie delle foreste dell’Italia boreale e un monumentale Platanus hybrida.
Due corpi collegati da un atrio comune compongono le serre di Scopoli.

Nel corpo orientale troviamo le specie di Cicadaceee più rappresentative, mentre in quello occidentale vi è una collezione di piante succulente di vecchia costituzione e integrata più volte con donazioni da parte di privati.
Costruita durante la direzione di Ruggero Tomaselli, la serra tropicale contiene diverse specie esotiche di pteridofite, Araceae, Aracaee, Euforbiaceae, Liliaceae, Marantacaee…
Utilizzata anche come serra di ricovero invernale di piante in vaso, la serra piante utilitarie ospita una serie di piante esotiche da frutto, aromatiche, da legno e ornamentali, oltre a dei Cyperus papyrus in pieno rigoglio.

Paola Montonati

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