Castelli del Nord Italia: Castello di Binasco
La storia di Binasco, borgo tra il Milanese e il Pavese, ha origini molto antiche…
Nel 1565 Bernardo Sacco scrisse che il villaggio derivava il suo nome dal suo essere il punto di incontro tra i confini dei territori di Milano e di Pavia, separati dall’alveo del Ticinello.
Binasco, borgo di confine diviso dal fossatum, scavato dai milanesi nel XII secolo, fu considerato per tutto il Medioevo parte della terra di mezzo al punto che Francesco Cherubini sostenne che vèss a Binasch si diceva a Milano per indicare l’essere a metà strada.
Lo stesso tema del toponimo sembra sottintendere la duplicità del borgo, tagliato dal Ticinello, dal quale si originava la rete di rogge e cavi per l’irrigazione delle terre, che a volte non era sufficiente a contenere l’ingrossamento delle acque che, straripando, si versavano nelle bacinas, o valli risparmiando le insulae o i montes, cioè i dossi.
Attualmente, però, i più accreditati studiosi ritengono che Binasco derivi il suo nome da bina, che nella lingua locale più antica significava “riparo, palafitta, chiusa”, con un riferimento all’abbondanza delle acque ed alla convivenza con esse da parte dei primi abitanti del territorio. Binasco era abitato ininterrottamente fin dal periodo neolitico, come è stato confermato dagli scavi archeologici nella zona di Santa Maria in Campo, al confine tra i comuni di Binasco e Casarile, dove dal 1990 al 1992, durante tre campagne di scavi coordinati dalla Soprintendenza archeologica della Lombardia, oltre alle fondamenta del complesso francescano risalente al XIV secolo e della precedente chiesa del X secolo, dove sono stati riportati alla luce, sia nel sito, sia sparsi nei dintorni, manufatti di epoche molto più antiche.
Il borgo assunse notevole importanza durante la dominazione visconteo-sforzesca e tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento ebbe le chiese di Santo Stefano, San Giovanni Battista, crollata durante una piena del Ticinello nel XV secolo, e Santa Maria in Campo con un convento francescano, che furono soppressi da Napoleone.
L’antica chiesa di Santo Stefano era a nord-est del castello visconteo: lo spigolo meridionale della facciata distava circa 34-35 metri dal lato della torre nord-orientale della fortificazione, come si desume dalla mappa del territorio di Binasco, eseguita tra l’8 e il 10 giugno 1722 da Giovanni Battista Mezzanotte per il censimento dello Stato di Milano.
Nel 1396 Gian Galeazzo Visconti donò il borgo alla Certosa di Pavia quale dotazione finanziaria e ai certosini rimase fino al XVIII secolo.
Il 24 maggio 1796 Binasco venne incendiato dalle truppe napoleoniche e da allora perse la struttura originaria di borgo fortificato.
La struttura del castello di Binasco
Il Castello di Binasco venne edificato nel 1300 e il nucleo originario della fortificazione fu eretto a protezione della città di Milano, temendo le incursioni dei nemici.
La costruzione era a pianta quadrangolare con quattro torri in corrispondenza degli angoli, i fronti continui in muratura sono in cotto, la struttura di copertura è composta da travi di legno.
Nel lato nord, il Castello mostra i segni delle bifore risalenti al Trecento, che si possono vedere rifatte in parte e nell'angolo nord-ovest si possono vedere i resti della torre distrutta, mentre all'angolo opposto si trova attualmente l'unica torre superstite.
Il lato est è quello più interessante, infatti si possono vedere le bifore e le merlature antiche e, al di sopra dell'ingresso originario, il simbolo del biscione visconteo.
Oggi il Castello Visconteo di Binasco è conosciuto per una tragedia che si consumò tra le sue mura infatti vi visse Beatrice Tenda, sposa in seconde nozze a Filippo Maria Visconti che fu ingiustamente accusata di adulterio, condannata a morte e decapitata.
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