Tracce. Percorsi Longobardi
Mercoledì 1 novembre alle 18 verrà inaugurata presso il chiostro del monastero di San Salvatore la doppia personale di Sergio Maria Calatroni e Carlo Migliorini, in arte Selavy, realizzata nel contesto di Cult City, ma anche un evento collaterale alla mostra Longobardi. Un popolo che cambia la storia.
L'esposizione Tracce. Percorsi Longobardi, sarà una selezione di opere, tra pitture e disegni su carta, dell'ultima produzione dei due artisti, accompagnate da un fotodiario di Sergio Devecchi, esposta dal 1 all'11 novembre presso il chiostro del monastero di San Salvatore.
Sergio Maria Calatroni vive e lavora in Giappone e in Italia, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano specializzandosi in scenografia.
Lavora nel campo dell’architettura, industrial design, interior design, grafica, corporate image, direzione creativa, comunicazione e giornalismo, ha curato regie di sfilate di moda e allestimenti, grafica e comunicazione per diverse aziende e brand, oltre ad aver esposto nei principali musei in Italia e all’estero.
Attualmente è impegnato in una serie di lavori nel campo della ceramica, della grafica e della fotografia.
Irriverente e colto sperimentatore, Carlo Migliorini, noto con il nome d’arte Sélavy, uno pseudonimo utilizzato anche da Marcel Duchamp, ha un inusuale universo artistico, ricco di riferimenti e omaggi ai grandi maestri dell’arte moderna e contemporanea, con un approccio ludico e autoironico, che fa emergere tutta la forza e la freschezza della sua creatività.
“Pavia aureolata di un'afa di presagio” si legge nel testo di presentazione alla mostra “Una raccolta aliena di tracce, di passaggi, inesorabili andare e venire di gente d'armi, presenze agitate, trasfigurate, spoglie di austera essenzialità in ogni dove e dove i fantasmi del tempo, mai evaporati, diventano famigliari, quasi sfacciati tanto disumani e silenziosi. Semplice frugale la vita della bassa, senza troppe varianti, il testamento di una sacralità contadina, l'aura magica e formula della fatica dei campi. Lo sguardo quieto dei due fiumi tracima sui pioppi curvati a terra dalla piene insistenti nel muto lirismo d'inverni brinati e cattivi da far paura. E' da qui sono passati tutti. Vivenza arcaica d'avanguardie e rottami di spiritualità nell'incessante giustezza del tempo della vita dedicata al forgiare opere da incastonare nei ricordi. Non ci si meravigli se certi segni conducenti all'antico sono attualissimi e bastano da soli nella loro magrezza estenuante ad andare ai limiti della materia senza indulgenza. Questa è la cosa singolare e assai potente e ardua da raggiungere senza passare dall'incomposto. Così poco v'è in queste impronte dove le zone di colore cadono nel precipizio delle ombre, se non altro per ricominciare ad cercare la pittura ai suoi albori lontani e dimenticati. Tracce dunque che cercano l'eternità e poi si dissolvono. Sfuggevoli a qualsiasi definizione per salvare la loro forma più nobile e magica. Segni che muoiono e nascono ogni minuto e rimbombano nel grembo di questa città esausta nel tepidario di sassi di fiume levigati a metà. Graffiti, altri versi che chiedono la parola su muri scalcinati che guardano in alto dove passano gli angeli alla chetichella”.
La mostra sarà visitabile sabato e domenica dalle 10 alle 19, negli altri giorni dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.