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La pila di Volta a Pavia

  • Paola Montonati

pila volta pavia 1Mercoledì 6 marzo, alle 15.30, presso l’Aula Volta dell’Università di Pavia, in Corso Strada Nuova, ci sarà l’incontro Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Pila di Volta (ma non avete mai osato chiedere), con il professor Luigi Fabbrizzi del Dipartimento di Chimica e il professor Adalberto Piazzoli del Dipartimento di Fisica Alessandro Volta.

Il seminario prende le mosse del saggio di Fabbrizzi Strange Case of Sig. Volta and Mr. Nicholson. How Electrochemistry Developed as a Consequence of an Editorial Misconduct,  in pubblicazione su Angew, Chem. Int. Ed.

L’invenzione della pila di Volta nel 1799 è vista come il passaggio dalla Filosofia Naturale dell’Illuminismo alla scienza applicata e alla rivoluzione tecnologica del XIX secolo, dall’elettricità statica, ottenuta per sfregamento e visibile nella scarica tra le piastre di un condensatore, poco controllabile e puramente dimostrativa, alla corrente elettrica che fa funzionare le macchine elettriche, dal telefono cellulare alle auto di nuova generazione. 

Questa grande invenzione venne concepita nell’Università di Pavia ed ebbe uno sviluppo travagliato per le tumultuose vicende politiche e militari che attraversavano l’Europa, e la Lombardia in particolare, negli anni tra il XVIII e XIX secolo, dopo le campagne napoleoniche in Italia, la chiusura da parte degli austriaci dell’Università di Pavia, con il licenziamento, e anche l’incarcerazione, dei professori, la costituzione della Repubblica Cisalpina e poi del Regno d’Italia. 

Così Alessandro Volta costruì la pila nella sua casa di campagna a Lazzate, in provincia di Como, e da Como inviò l’articolo sulla pila alla Royal Society di Londra il 20 marzo 1800.

La poca efficienza postale nell’Europa in guerra e il comportamento poco corretto del presidente della Royal Society fecero si che la notizia dell’invenzione della pila e le istruzioni per la sua costruzione si diffondessero nel Regno Unito, e poi in Europa, tramite la stampa quotidiana, molto prima che l’articolo di Volta fosse pubblicato. 

Decine di fisici, chimici, medici, professionisti o dilettanti, costruirono la propria pila e ne esplorarono le applicazioni, come quella dell’elettrolisi dell’acqua da parte di William Nicholson, che fu la più rilevante.

Volta apprese del successo della pila da un quotidiano francese che arrivo a Como a metà agosto 1800, ma non si adirò dell’appropriazione della sua invenzione, anzi ne fu contento perché questo gli garantì una fama e un prestigio oltre l’ambito puramente scientifico.

Lo stesso Napoleone gratificò lo scienziato di Como con onorificenze e pensioni, ma né Volta, né i suoi contemporanei compresero il funzionamento della pila, che era una macchina chimica e la chimica, allora, era del tutto ignara delle reazioni di trasferimento elettronico.

Solo nel 1889 ci fu un’interpretazione convincente del funzionamento della pila di Volta e delle celle e batterie che ne derivarono.

Per maggiori info si può telefonare al professor Luigi Fabbrizzi, al numero 3738375172.

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