La bella e la bestia
Giovedì 8 marzo, alle 11, presso il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia, nell’Aula Spallanzani, il Sistema Museale di Ateneo proporrà La bella e la bestia, un viaggio alla scoperta della bellezza nella pittura italiana ed europea attraverso i secoli.
E’ molto difficile scegliere fra le opere d'arte dove campeggia la bellezza, in tutte le sue molteplici sfaccettature, come eleganza, emozione, perfezione, suggestione, intelligenza, raffinatezza, solo per citarne alcune, senza dimenticare la bellezza femminile, ricca di seduzione, intrigo, passione e sentimento.
Ma, nel corso dei secoli e con l’evoluzione della società, i cambiamenti di valori e gli eventi storici, l’immagine di una donna ideale non è mai stata la stessa, anche se sembra che ciclicamente si ripropongano modelli di bellezza femminile sempre uguali.
Con la fotografia e il cinema, le cosiddette icone di bellezza divennero donne reali, modelle e attrici, incarnazioni viventi dei canoni imposti.
La donna della Belle Epoque aveva una linea sinuosa e slanciata, con vita strettissima, seno in avanti in modo innaturale, tutto questo grazie a un modello di busto che appiattiva il ventre, enfatizzava i fianchi, allargava la schiena e spingeva indietro il bacino, facendo inarcare il corpo all’indietro e conferendo alla donna un profilo rigido e sinuoso.
Il Novecento, prima dello scoppio del primo conflitto mondiale, fu il secolo della femme fatale, della vamp, grazie anche all’avvento del cinema, con occhi e capelli nerissimi, corpo sinuoso, labbra carnose, sguardo magnetico, di straordinaria bellezza, aggressiva, una grande seduttrice, perversa, crudele e spregiudicata, che incarna la passione carnale e l’istinto.
Il pittore austriaco Klimt fece un omaggio a questa donna, sensuale e distruttiva, nei capolavori Giuditta I (1901) e Giuditta II (1909), con donne fatali dal volto enigmatico, lo sguardo inquietante, la pelle bianchissima e la capigliatura lunga e corvina.
Con la Prima Guerra Mondiale la donna tende ad assumere caratteri androgini poi, negli anni Venti, pervasi da un nuovo senso di libertà e speranza, l’ideale di bellezza femminile è quello della donna garçonne, chiamata cosi per la foggia dei capelli, che, per la prima volta nella storia, erano tagliati corti, alla maschietta.
I tratti androgini della donna, la facevano apparire un’eterna adolescente, con seno e vita inesistenti e fianchi stretti, corpo asciutto, magro, asessuato, oltre a passare a una vita più dinamica e a praticare sport, sia per il benessere fisico che per migliorare l’aspetto.
Nella relazione, a cura di Jessica Maffei del Museo di Storia Naturale dell'Università di Pavia, ci sarà un percorso singolare che unisce al fascino muliebre la magnificenza della Natura con la rappresentazione di animali, domestici ed esotici, reali o fantastici.
Il tutto nel segno di una profonda valenza simbolica, a sottolineare l'intento dell'artista che utilizza la peculiare attrattiva della bestia per rafforzare l'intrinseca ricercatezza della bella.
Tra i dipinti celebri della rassegna ci saranno Leda col cigno di Francesco Melzi, Dama con l'ermellino di Leonardo Da Vinci, Venere d'Urbino di Tiziano Vecellio, oltre a Olympia di Édouard Manet e The Sorceress di John William Waterhouse, con un leopardo fieramente attratto dalla bellezza della maga dai capelli ramati.