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Il Pavese ricorda l’Olocausto

  • Paola Montonati

shoah 2Come ogni anno, nella settimana del Giorno della Memoria, anche Pavia parteciperà al ricordo della tragedia dell’Olocausto con una serie di manifestazioni, che saranno proposte in collaborazione con l’Associazione Culturale Musicale Il Demetrio e le scuole locali.

La prima sarà la mattina di venerdì 23 gennaio, con lo spettacolo Son morto..che ero bambino, presso il teatro delle Canossiane, al numero 60 di Corso Garibaldi, con due spettacoli alle 9.15 e alle 11.15.

Della durata di un’ora, lo spettacolo proporrà il racconto della tragica vicenda del campo di concentramento di Terezin, che da piccola città della pianura polacca venne trasformata in un campo di transito per gli ebrei destinati ai campi di sterminio, oltre ad essere una scuola per educare i più piccoli alle idee del nazismo.

Nello spettacolo saranno proposti filmati e immagini di quei bambini, quasi mille, che vissero nel campo la maggior parte della loro breve vita, oltre a letture e canzoni del Sacher Quartet.

Il secondo appuntamento sarà lunedì 26 gennaio, con lo spettacolo Sognavamo nelle notti feroci, alle 10.15, presso l’aula magna dell’Istituto Volta, al numero 38 di via Abbiategrasso.

Lo spettacolo, con le tipiche musiche Klemer, racconterà, con letture e canzoni, la storia della cultura yiddish dell’Europa orientale, tradizioni e usanze che furono spazzate via dallo sterminio nazista.

L’ultimo appuntamento della rassegna si terrà mercoledì 28 gennaio, sempre presso il Teatro delle Canossiane, alla presenza di Giorgio Sacerdoti, che presenterà il libro Nel caso non ci rivedessimo.

Professore di diritto internazionale presso la Bocconi di Milano, oltre ad essere avvocato e presidente del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, Giorgio Sacerdoti nel volume rievoca la tragica storia della sua famiglia, che aveva possedimenti nel Pavese e nella Lomellina, dalle origini nel cuore del Piemonte ottocentesco fino alla tragedia della seconda guerra mondiale, quando la maggior parte dei suoi membri venne deportata nei campi di concentramento, da cui non tornò mai più. 

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