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Gilles Villeneuve. Il mito che non muore

  • Paola Montonati

gilles mito non muore 1Lui è Gilles, il resto non serve…

Non ha vinto un campionato del mondo, ha distrutto parecchie F1, ha corso un duello memorabile con Renè Arnoux, se n’è andato un sabato pomeriggio, era l’8 maggio 1982, ma il suo sorriso indimenticabile non ci ha mai lasciato.

Dal 4 maggio al 22 luglio, il Monza Eni Circuit – Museo Autodromo propone la mostra Gilles Villeneuve. Il mito che non muore, che racconta la vicenda umana e sportiva di uno dei piloti più amati dal pubblico, la cui tragica morte sul circuito belga di Zolder nel 1982 porse termine a una carriera breve ma intensa, ma lasciò a generazioni di appassionati il ricordo di un uomo che superava le difficoltà con coraggio, dandogli un ruolo di primo piano nell’olimpo della velocità.

La rassegna, ideata da Giorgio Terruzzi ed Ercole Colombo, organizzata e prodotta da ViDi, in collaborazione con Autodromo Nazionale Monza SIAS SpA, Automobile Club Milano e il Museo Gilles Villeneuve di Berthierville, con il patrocinio del Comune di Monza e la Reggia di Monza, vede oltre 170 fotografie di Ercole Colombo, reporter di sport tra i più amati, che con le sue reflex, ha immortalato gli eroi del volante nei momenti della gara e in quelli della vita privata.

L’esposizione offre l’opportunità di vedere, fino al 3 giugno, la Ferrari 312 T4, che arriva dalle Cantine Giacobazzi, lo sponsor personale di Gilles fin dai tempi in cui correva per la Scuderia.

La monoposto guidata da Villeneuve è la stessa che ingaggiò la lotta ricca di sorpassi, toccate, ruotate con la Renault di René Arnoux sul circuito di Digione, che entrò di diritto tra i più emozionanti della storia del motorismo.

La Ferrari 312 T4 è quella con cui la casa di Maranello ebbe nel 1979 la coppa costruttori e il campionato del mondo piloti con il sudafricano Jody Scheckter, e diede la possibilità a Gilles Villeneuve di vincere tre gran premi in quell’anno, sul circuito di Kyalami in Sudafrica e in quelli statunitensi di Long Beach e Watkins Glen.

La rassegna vede anche da alcune immagini provenienti dal Museo Villeneuve di Berthierville in Canada, oltre a un video realizzato per l’occasione con una testimonianza di Mauro Forghieri, leggendario ingegnere motorista della Ferrari, oltre a una sezione con altri oggetti e memorabilia legati al mito di Villeneuve.

Il percorso espositivo ha un itinerario, dove alle immagini di Colombo fanno da contrappunto i testi di Terruzzi che portano il visitatore nella vicenda biografica di Villeneuve.

Il racconto comincia dal 1950, anno della nascita di Gilles, e analizza la sua giovinezza, quando comincia ad approfondire la sua passione per i motori, attraverso i viaggi notturni alla guida delle auto del padre, partecipando alle prime gare di accelerazione, poi gareggiando con le motoslitte, grazie alle quali inizia ad avere una certa notorietà.

Nel 1973 ci fu il suo debutto nel mondo delle monoposto, con Formula Ford, Formula Atlantic, Formula 2, fino all’esordio in Formula 1 con una McLaren, nel Gran Premio di Gran Bretagna.

Il 29 agosto 1977, a Maranello, Villeneuve incontrò per la prima volta Enzo Ferrari che, dopo l’addio drammatico a Niki Lauda, voleva ribadire la supremazia delle sue macchine rispetto al pilota, cosi Gilles debuttò sulla rossa, il 9 ottobre, in Canada.

Con le sue fotografie, Ercole Colombo mostra le immagini più significative di una carriera folgorante, dai primi, clamorosi incidenti che portarono al soprannome di Aviatore, poiché Gilles spesso passava più tempo in aria che sull’asfalto, fino alla prima vittoria, ottenuta sul circuito di casa nel 1978, al duello epico con René Arnoux nel Gran Premio di Francia a Digione, nel 1979.

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