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Ferdinando di Ruccello a Pavia

  • Paola Montonati

ferdinando ruccello 1Venerdì 4 novembre alle 17, presso il Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria di Pavia, si terrà lo spettacolo teatrale Ferdinando, di Annibale Ruccello.

Lo metterà in scena il gruppo Netsuke, formatosi alla scuola di In Scena Veritas e che ha lo scopo di mettersi alla prova con testi e generi, persino con quelli per bambini e per le scuole, in collaborazione con il gruppo di Terre des Hommes Italia, sempre per amore del teatro e coltivando un soave aspetto ludico.

L’autore di Ferdinando, Annibale Ruccello, era nato a Castellammare di Stabia e morì in un incidente automobilistico nel 1986, mentre la sua ultima opera riscuoteva un clamoroso successo di pubblico e critica.

In tutti i suoi lavori Ruccello ha portato con sé lo sguardo attento, curioso ma sempre rispettoso dell'antropologo, grazie a un grande amore per le tradizioni e la cultura partenopea e l'interesse per la ricchezza della lingua vernacolare, tutti tratti che contradistinguono le sue opere.

Spesso i suoi personaggi, e in particolare le donne, vere protagoniste dei suoi lavori, sono gli emarginati del brulicante sottosuolo napoletano, figure che a causa del progresso sono passati dalla cultura contadina di origine, povera, ma autentica, in una dimensione di finto benessere dai codici indecifrabili.

La loro posizione emarginata e visibile grazie alla lingua materica, sanguigna che resiste al mondo moderno, ma allo stesso tempo cede ai linguaggi di consumo dei mass-media, come nel caso di Le cinque rose di Jennifer, disperato monologo di un travestito che non vuole credere di essere stato lasciato dal compagno e Anna Cappelli, dove una donna uccide e smembra l’amante, per poi togliersi la vita in preda al delirio.

Messo in scena nello stesso anno della scomparsa di Ruccello, Ferdinando è considerato il suo capolavoro.

Ambientato nel 1870, tra la fine del Regno delle Due Sicilie e l'avvento dell’Italia Unita, la storia vede come protagonista la baronessa Clotilde, chiusa in un esilio forzato nel suo letto e nel suo dialetto partenopeo.

Ruotano attorno a lei la cugina Gesualda, carceriera e prigioniera allo stesso tempo, e il parroco Don Catello, dal carattere servile e ambiguo.

In questo mondo pieno di abitudini ormai dimenticate, arriva il giovane e affascinante Ferdinando, che in poco tempo farà affiorare tutti i desideri repressi e le pulsioni inconfessabili di un piccolo gruppo abbandonato dalla Storia.

La vicenda da un romanzo d'appendice passa al mondo del noir, quando le relazioni fra i personaggi vengono poste in un clima impietoso e al limite del tollerabile, dove però non manca un pizzico di umana compassione che stempera la drammatica situazione.  

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