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Pavia Il ritorno degli idrovolanti

  • Paola Montonati

pavia arrivo idrovolanti 1Dall’8 al 13 novembre, nell’ex chiesa di Santa Maria Gualtieri in Piazza della Vittoria a Pavia, ci sarà la mostra fotografica Idrovolanti a Pavia, a cura di Pier Vittorio Chierico e Pietro Ferrari, assieme all’esposizione di libri animati a cura di Luigi Riganti Prove di volo.

Sarà allestita anche una presentazione grafica del progetto di recupero dell'idroscalo di Pavia, la sintesi del progetto del recupero dell’idroscalo a cura di Luisa Marabelli e un’esposizione delle immagini dell'idroscalo tratte da Urbex Pavia, viaggio fotografico nelle aree dismesse,  a cura di Marcella Milani.

Tutto iniziò il 1 aprile 1926, con l’apertura ufficiale della linea Trieste-Torino-Trieste con scalo a Pavia e Venezia, inaugurata da un volo dimostrativo di due coppie d’idrovolanti, rispettivamente e contemporaneamente in partenza da Torino e Venezia.

L’idrovolante era un CANT 10, monomotore da trasporto civile che apparve nella primavera del 1925, con un prototipo, di costruzione lignea, dotato di un motore Fiat A 12 bis da 300 cv, azionata da un’elica bipala in legno propulsiva.

Il viaggio di 575 km fu coperto in circa 5 ore di volo.

La rotta seguì il corso del fiume Po e comprendeva gli idroscali di: Torino, Pavia, Venezia e Trieste, ideato riadattando quello militare.

La fattibilità dei collegamenti aerei venne così dimostrata impiegando degli idrovolanti, poiché la disponibilità sull’intero territorio nazionale di fiumi e laghi era tale da poter proporre degli ammaraggi alternativi persino in caso di gravi emergenze, dando vita all’aviazione commerciale.

Da allora la S.I.S.A. Società Italiana Servizi Aerei, inaugurò regolari collegamenti, con partenze tre volte la settimana da Trieste alle 11 e arrivo, dopo soste a Venezia e Pavia, a Torino alle 16,10, poi destinata a continuare prima fino a Genova, poi divenne internazionale con destinazione finale Barcellona.

Poiché la carlinga dei velivoli non era ancora pressurizzata e c’erano abbondanti spifferi, ai viaggiatori, inclusa nel biglietto, che allora era di circa 350 lire, corrispondente a uno stipendio medio alto, era offerto allo scopo difendersi dal freddo una coperta, una borsa d’acqua calda e dei batuffoli di ovatta per attutire il rumore del motore posizionato sulle loro teste.

L’idroscalo di Pavia venne costruito per conto della Società Italiana Servizi Aerei di Trieste, e presto smistò merci e posta anche per l’area milanese.

Era stato progettato da Giuseppe Pagano Pogatschnig e rappresentò uno dei primi esempi di architettura razionalista a Pavia.

In seguito, dopo la linea iniziale, le rotte successive iniziarono a toccare i maggiori centri e isole delle due sponde dell’Adriatico, fino al 1 maggio 1934 quando la S.I.S.A. venne inglobata nella S.A.M. Società Aerea Mediterranea, come parte della concentrazione di tutte le compagnie minori in due uniche grandi linee aeree volute dal Governo Italiano.

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale lo Stato Maggiore dell’Aeronautica chiese la militarizzazione dell’aviazione civile, che venne messa sotto il controllo del Comando Servizi Aerei Speciali C.S.A.S.

Alla fine della guerra la S.I.S.A. riprese la sua attività che continuò fino al 1949, quando fu assorbita dall’Avio Linee Italiane, formando l’Ali Flotte Riunite e ponendo fine al trasporto aereo commerciale con idrovolanti nella penisola italiana.

La mostra sarà vistabile martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16 alle 18, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18.

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