Barceolada 2021 a Candia
A Candia Lomellina torna lo storico appuntamento con la Barceolada, l’annuale gara sul Sesia riservata alle imbarcazioni da fiume a fondo piatto, note come barcè.
Nel 2020 la manifestazione, ideata dal Comune e l’associazione Il Remo, non si era tenuta per l’emergenza sanitaria, ma quest’anno partirà domenica 29 agosto, dalle 10 del mattino, con la 26esima edizione.
Ci sarà anche il ricordo di Attilio Cicottino, scomparso nel 2019, che aveva iniziato a vogare nel 1940, sul barcé costruito dal falegname Luigi Palestri, per poi vincere a Candia, Valenza e altri luoghi del Pavese, da solo e con l’amico Giovanni Crivelli.
Ma com’è nato il barcé?
Tanto tempo fa, per la precisione nella Pavia del secondo Ottocento, vivevano nel Borgo Basso, un piccolo rione sulle rive del Ticino, alcuni artigiani molto bravi nel loro mestiere, che un giorno decisero di progettare una barca dal design semplice e maneggevole per attraversare le rive del fiume.
Era l’inizio dell’artigianato legato al mondo del barcè, che dopo pochissimo tempo sarebbe diventato la barca più usata da cittadini e turisti per vedere il Ticino in tutte le sue sfumature, da quelle malinconiche di un giorno di pioggia a quelle luminose e colorate dell’estate inoltrata.
Le richieste erano cosi tante che vennero create battelli per ogni tipo, dal Batlei per le passeggiate quotidiane sul fiume, al Mutaio per chi andava al lavoro, fino al pésin per chi doveva cacciare con la spingarda oppure la barcéla, che era una media imbarcazione da carico.
Ma com’era strutturato un barcè e come mai molti pavesi ne erano attratti?
Il barcè era una barca lunga, stretta e dal fondo piatto, che non toccava mai l’acqua in tutta la sua lunghezza proprio per le sue particolari caratteristiche.
Grazie alla sua struttura, la piccola imbarcazione permetteva una facile manutenzione, una migliore maneggevolezza negli spazi limitati e una buona possibilità di navigare sui fondali bassi composti di fango e sabbia.
Tutti i barcè venivano costruiti direttamente sulle rive del fiume e non di rado si vedevano gli artigiani dare gli ultimi ritocchi nelle prime ore del mattino o sul finire del pomeriggio.
Il sistema di navigazione dei barcè ha molte analogie con quello delle gondole veneziane, con il vogatore in piedi sul pagliolo, che si trova sul lato opposto alla scalmiera, al tempo stesso il remo era usato per dirigere l’imbarcazione, oltre che spingere per la propulsione vera e propria.
Se era un barcè per due vogatori, uno, il proviere, rimaneva davanti, mentre il secondo, che fungeva da poppiere, si trovava alle sue spalle per dargli una mano, mentre nel caso di quattro vogatori, c’erano due, alla banda di poppe e al manico di boccale, che davano una spinta in più ai due colleghi.
Con il passar del tempo il barcè venne usato sempre più di rado dai pavesi, ma grazie alle quattro associazioni storiche della città lombarda una fitta serie di gare e manifestazioni hanno contributo a mantenere vivo il suo ricordo nei pavesi fino ai nostri giorni.